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La tradizione della befana, le origini e il fascino della cultura popolare

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Nell’immaginario comune la befana è una vecchina che la notte del 5 gennaio porta cioccolatini e caramelle  ai buoni. Vola sui tetti e, calandosi dai camini, riempie le calze lasciate appese dai bambini. Questi, da parte loro, preparano per la buona vecchina, in un piatto, un mandarino o un’arancia e un bicchiere di vino. Il mattino successivo, oltre ai regali e al carbone per chi è stato un po’ più cattivello, i bambini troveranno il pasto consumato e l’impronta della mano della Befana sulla cenere sparsa nel piatto.

Originariamente la Befana era simbolo dell’anno appena passato, un anno ormai vecchio proprio come lo è la Befana stessa. I doni che la vecchietta portava, erano dei simboli di buon auspicio per l’anno che sarebbe iniziato.

Nella tradizione cristiana, la storia della befana è strettamente legata a quella dei Re Magi. La leggenda narra che in una freddissima notte d’inverno Baldassare, Gasparre e Melchiorre, nel lungo viaggio per arrivare a Betlemme da Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad una vecchietta che indicò loro il cammino. I Re Magi, allora, invitarono la donna ad unirsi a loro, ma, nonostante le insistenze la vecchina rifiutò. Una volta che i Re Magi se ne furono andati, essa si pentì di non averli seguiti e allora preparò un sacco pieno di dolci e si mise a cercarli, ma senza successo. La vecchietta, quindi, iniziò a bussare ad ogni porta, regalando ad ogni bambino che incontrava dei dolcetti, nella speranza che uno di loro fosse proprio Gesù Bambino.

Secondo il folclore è una donna molto anziana che vola su una scopa, la notte tra il 5 e il 6 gennaio, per fare visita ai bambini e riempire le calze appese sul camino o vicino a una finestra. Le sue origini sono probabilmente da ricercarsi negli antichi riti propiziatori pagani e Celti l, risalenti al X-VI secolo a. C., quando alcuni sacerdoti, i Druidi, celebravano la morte e la rinascita della natura nella dodicesima notte dopo il solstizio invernale .

Per questo la si è pensata con abiti zingareschi a cavallo dell’ovvia scopa

Secondo i Romani che il 25 Dicembre il Sol Invictus rappresentava il loro Solstizio d’Inverno (Da un punto di vista astronomico il solstizio d’Inverno corrisponde al 21 Dicembre). Dopo 12 giorni si celebrava la morte e la rinascita di Madre Natura. 

In queste dodici notti delle figure femminili volavano sui campi coltivati per propiziare la fertilità dei futuri raccolti, guidati da Diana, dea della Luna protettrice degli animali selvatici e della vegetazione.

 

Leggenda della dea Strenia

Un’altra leggenda collega la Befana alla festa romana che si svolgeva all’inizio dell’anno in onore del dio Giano (il dio degli inizi materiali e immateriali) e alla dea Strenia (il simbolo del nuovo anno, di prosperità e buona fortuna) e durante la quale si scambiavano i regali. Infatti il nome della dea dà l’origine alla parola italiana “strenna” che significa un regalo natalizio.

La Befana si richiamerebbe anche ad alcune figure importate della stessa mitologia germanica, come ad esempio Holda e Berchta, sempre come una personificazione al femminile della stessa natura invernale. La Chiesa condannò con estremo rigore tali credenze, definendole frutto di influenze sataniche.

Nota anche la Filastrocca che è stata recitata da generazioni di bambini: La befana vien di notte con le scarpe tutte dritte, il cappello alla romana, viva la Befana!

Varie poi, anche le rappresentazioni anche nel cinema. Ricordiamo uno degli ultimi film La befana vien di notte con Paola Cortellesi.

 
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Matilde La Placa

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