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«In data 18 ottobre mio marito avverte i primi sintomi e dopo 3 giorni lui sta meglio e i sintomi iniziano a me, così per precauzione decidiamo di restare a casa in attesa dell’evoluzione del nostro stato di salute – scrive Rosy Matita alla redazione chiedendo di aiutarla ad attenzionare il suo caso -. Il martedì 26 ottobre facciamo il tampone rapido privato e risultiamo entrambi positivi.
Ci adeguiamo alla prassi veniamo chiamati dall’Usca, il 27 ottobre facciamo il primo tampone molecolare i cui risultati arrivano dopo 4 giorni e confermano la positività di entrambi, quindi ripetiamo i tamponi stavolta anche le mie figlie per la prima volta lo scorso 9 novembre.
Il 14 novembre arrivano i risultati: io e mio marito risultiamo negativi, mia figlia la grande positiva, quindi costretti ancora a rimanere a casa e ripetere i tamponi di nuovo tutti e quattro – continua ancora Rosy Matita -. Se la passi è questa rispettiamo le regole e aspettiamo giorno 19 novembre quando facciamo i tamponi, ma purtroppo, come accaduto a Carlo Iuculano ad oggi nessuna risposta. Ieri ho mandato anche un messaggio al sindaco, ma niente, nessuna risposta.
Ci sentiamo abbandonati. E adesso ci troviamo qui a scrivere alla vostra redazione per tenere alta l’attenzione sulla nostra problematica. Sono passati 39 giorni dal primo sintomo manifestato da mio marito, 39 giorni che non va al lavoro, è tutto così assurdo. Abbiamo rispettato le regole ancora prima di saperlo, non mi sono mai lamentata di niente, ma adesso voglio sapere perché non arrivano i risultati dallo scorso 19 novembre».
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