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La Procura della Repubblica di Palermo procede per i reati di “attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti” e “falsità in registri e notificazioni”.
Il provvedimento in questione trae origine da una complessa e puntuale attività investigativa, condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Palermo nel periodo temporale compreso tra i mesi di Dicembre 2018 e Agosto 2019, che ha condotto a disvelare l’esistenza di un’organizzazione illecita operante nel settore della raccolta, trasporto e smaltimento di rifiuti speciali pericolosi costituiti da accumulatori esausti di piombo (*CER 16.06.01*).
Le indagini consentivano di appurare chiare responsabilità a carico dell’amministratore unico della società, il quale, al fine di conseguire un ingiusto profitto, con più operazioni e attraverso l’allestimento di mezzi e attività continuative e organizzate, riceveva, gestiva e cedeva abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi e non (in particolare, batterie esauste al piombo, rottami ferrosi, metalli non ferrosi, imballaggi metallici misti, vetro ed apparecchiature elettriche ed elettroniche). I predetti rifiuti venivano conferiti presso l’impianto di trattamento in questione da ditte non autorizzate alla raccolta e al trasporto e da soggetti privati non autorizzati, privi dei *f.i.r.*, utilizzando per il trasporto automezzi privi di targa. Veniva accertata infine un’attività di deposito temporaneo di rifiuti speciali pericolosi (liquidi costituiti da elettroliti di batterie ed accumulatori, classificati con codice CER 16.06.06), senza la prescritta autorizzazione, all’interno di due vasche interrate, costruite abusivamente e senza rispettare i requisiti imposti dal D.Lgs. 46/2014 per la gestione dei rifiuti liquidi pericolosi. A conclusione delle indagini, veniva acclarato un traffico illecito di 268.508,00 tonnellate di rifiuti speciali pericolosi e non, e un ingiusto profitto quantificato in euro 175.045,25. Nel corso delle operazioni, i militari del N.O.E. di Palermo davano altresì esecuzione al sequestro preventivo *“per equivalente”* delle somme giacenti su conti correnti, depositi e rapporti bancari intestati e/o comunque riconducibili all’indagato e alla società da quest’ultimo amministrata, sino alla concorrenza della somma di euro 175.045,25.
I beni in sequestro, il cui valore complessivo stimato ammonta a circa 2.500.000,00 euro, venivano affidati in custodia ad un amministratore giudiziario, all’uopo nominato dalla locale Procura della Repubblica.
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