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I tre lavoratori, fortunatamente in un periodo così complicato per le strutture sanitarie legato al Coronavirus, hanno trovato posto nel reparto termitano (con sei posti letto), coordinato dai dottori Pietro D’Amico e Giuseppa Bontate, e sono in terapia intensiva in costante osservazione, anche se la prognosi resta riservata, le condizioni dei tre, in particolare di un operaio, sin dal momento del ricovero nel nosocomio termitano sono apparse gravi.
Nella serata di ieri il bilancio dei ricoverati era di dieci persone, questa mattina altri quattro operai si sono sentiti male e sono stati ricoverati in ospedale. Per tutti è stato richiesto, tramite il Centro antiveleni di Pavia, l’antidoto per l’avvelenamento che è stato trovato in un ospedale di Catania. I campioni di sangue, prelevati dai primi pazienti giunti al pronto soccorso, sono stati inviati a Roma all’Istituto Superiore di Sanità per la ricerca della sostanza tossica e la conferma della diagnosi.
IL BOTULISMO (https://www.epicentro.iss.it/botulismo/)
Il botulismo è una malattia neuro-paralitica causata dalle tossine dei clostridi produttori di tossine botuliniche. Questi microrganismi sono ubiquitari e si possono ritrovare, principalmente sotto forma di spora, in molteplici ambienti come il suolo, i sedimenti marini e lacuali, il pulviscolo atmosferico e gli alimenti.
Le spore sono forme di resistenza che il microrganismo adotta in condizioni avverse. Gli consentono di rimanere quiescenti per lunghi periodi (anche diversi decenni) e di trasformarsi in cellule vegetative non appena le condizioni ambientali diventano favorevoli.
Le condizioni favorevoli per lo sviluppo dei clostridi produttori di tossine botuliniche sono:
- assenza di ossigeno
- substrati non troppo acidi (pH> 4.6) e che contengono elevate quantità di acqua libera (l’acqua che può essere utilizzata dal microrganismo per svolgere le sue funzioni vitali – in gergo si chiama activity water e il valore limite al di sotto del quale il botulino non riesce più a svilupparsi è di 0,935)
- substrati contenenti fonti di proteine consistenti (perché questi microrganismi non sono in grado di sintetizzare tutti gli amminoacidi).
Clostridium botulinum, il più noto tra i clostridi produttori di tossine botuliniche, è stato descritto come il microrganismo responsabile del botulismo per la prima volta nel 1897 da Emile van Ermengem, in seguito a un focolaio di botulismo alimentare verificatosi nella cittadina belga Ellezelles, in occasione di un funerale. La malattia prende il nome dal termine latino botulus (salsiccia) perché la sua descrizione fu associata inizialmente al consumo di salsicce preparate in casa. Tuttavia, almeno in Italia, la maggior parte dei casi di botulismo è correlata al consumo di prodotti di origine vegetale.
a malattia può essere classificata in 5 forme:
- alimentare, dovuta alla presenza della tossina preformata negli alimenti
- da ferita, causata dallo sviluppo e conseguente produzione di tossine da parte di C. botulinum in ferite infette
- infantile, conseguente alla temporanea colonizzazione dell’intestino dei lattanti sotto l’anno di vita
- da colonizzazione intestinale dell’adulto, si verifica con le stesse modalità del botulismo infantile e colpisce la popolazione di età superiore a un anno che presenta una grave forma di dismicrobismo intestinale
- iatrogeno, dovuta all’errata somministrazione delle tossine botuliniche a scopo terapeutico o cosmetico
- da inalazione, dovuta al rilascio deliberato o accidentale delle tossine botuliniche.
Questa sezione di EpiCentro è dedicata principalmente al botulismo alimentare. Ogni caso identificato di botulismo alimentare, infatti, può costituire un’emergenza di salute pubblica soprattutto nel caso in cui l’alimento coinvolto sia di larga distribuzione (come gli alimenti di produzione industriale). Ai fini della tutela della salute pubblica ogni alimento potenzialmente contaminato dalle tossine botuliniche, deve essere immediatamente ritirato dal mercato e dalle dispense domestiche.
Sintomi e trattamento
Il botulismo alimentare può colpire a tutte le età e non è trasmissibile da persona a persona. Solitamente i sintomi si manifestano da poche ore a oltre una settimana dopo il consumo dell’alimento contaminato (6 ore 15 giorni). Tuttavia, nei casi di botulismo alimentare che si verificano in Italia la sintomatologia compare mediamente nell’arco di 24-72 ore dopo il consumo dell’alimento contaminato. Ovviamente più precoce è la comparsa dei sintomi più severa sarà la malattia.
La sintomatologia può variare da forme lievi che si auto-risolvono a forme molto severe che possono avere esito fatale. I sintomi più comuni sono:
- annebbiamento e sdoppiamento della vista (diplopia)
- dilatazione delle pupille (midriasi bilaterale)
- difficoltà a mantenere aperte le palpebre (ptosi)
- difficoltà nell’articolazione della parola (disartria)
- difficoltà di deglutizione
- secchezza della bocca e delle fauci (xerostomia)
- stipsi.
In alcuni casi si può presentare anche ritenzione urinaria. Nelle forme più gravi si assiste all’insufficienza respiratoria che può avere esito fatale per blocco della conduzione nervosa ai muscoli responsabili della respirazione. La sintomatologia caratteristica del botulismo ha una progressione simmetrica (interessa sia l’emisfero destro che quello sinistro del corpo) e discendente (dalla testa, al collo, al torace, fino alla paralisi degli arti) e si manifesta con una paralisi flaccida.
Nonostante la malattia possa essere mortale, se diagnosticata in tempo si risolve totalmente in tempi che possono variare da qualche settimana a diversi mesi. Il trattamento comprende la terapia di supporto alla ventilazione, la ventilazione assistita e, nei casi più gravi, la nutrizione parenterale e la decontaminazione intestinale con carbone attivo. La terapia specifica consiste nella somministrazione di un siero iperimmune. Tale siero di antitossine botuliniche, viene distribuito dal ministero della Salute tramite la rete della scorta nazionale antidoti e deve essere somministrato in ambiente controllato, pertanto il paziente affetto da botulismo necessita del ricovero ospedaliero.
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