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“Ottobre è arrivato e occorre che la popolazione attiva esclusa dalle campagne obbligatorie per le fasce
protette si vaccini subito volontariamente contro l’influenza, che presenta sintomi simili all’infezione da Covid-19, in modo da aiutare i medici, nel periodo del picco, a fare diagnosi differenziate ed
evitare di intasare le strutture sanitarie di falsi casi sospetti così come di pazienti con complicazioni da influenza. Ma le dosi da distribuire nelle farmacie sono introvabili e il rischio è di partire
in ritardo, considerato che il vaccino inoculato si attiva dopo 15 giorni e che il picco nel 2019 è stato a dicembre”.
Lo ha affermato Marco Cossolo, presidente nazionale di Federfarma, oggi in conferenza stampa a Palermo, dove il presidente di Federfarma Bergamo, Gianni Petrosillo, riceverà il “Premio Coraggio Emanuela Loi” per la determinazione con cui, pur avendo contratto il Covid-19, ha continuato a garantire la distribuzione dei farmaci in quelle “zone rosse”.
“Questo accade perché – ha spiegato Cossolo – le Regioni, per coprire il più possibile le categorie a rischio, quest’anno hanno aumentato di oltre il 40%, e in alcuni casi raddoppiato, come in Sicilia,
l’acquisto di vaccini: in tutto hanno comprato 16,7 milioni di dosi, impegnando di fatto l’intera produzione programmata dalle industrie farmaceutiche quest’anno per l’Italia”.
“Il ministro della Salute, Roberto Speranza – ha aggiunto Cossolo – ha ascoltato le nostre richieste invitando la Conferenza Stato-Regioni a rimodulare questi acquisti. Ciò ad oggi ha comportato una
disponibilità per tutte le farmacie italiane di appena 250mila dosi, un numero troppo esiguo. Stimiamo, infatti, che in Italia servano altri 1,25 mln di dosi per vaccinare buona parte della popolazione
attiva, che rappresenta il motore produttivo del Paese. Riceviamo chiamate da moltissime aziende che chiedono di potere vaccinare i loro dipendenti. Siamo molto preoccupati”.
“Fra rientri al lavoro e apertura delle scuole, ottobre sarà un mese difficile e complicato per la diffusione dei contagi – incalza Roberto Tobia, segretario nazionale di Federfarma – . Questo sarà un altro
banco di prova per il Paese: occorre, quindi, trovare subito una soluzione per consentire alla popolazione attiva di vaccinarsi tempestivamente contro l’influenza. Noi chiediamo al ministero di
rendere disponibili per le farmacie i ‘resi’, cioè le dosi non utilizzate dalle Aziende sanitarie, nella misura di almeno il 10% del totale dei vaccini. Inoltre, si può sopperire anche ricorrendo all’importazione di vaccini dall’estero, che però deve essere autorizzata dall’Aifa”.
Tobia rileva poi che “sarà difficile persino vaccinare le fasce protette dalle campagne vaccinali gratuite delle Regioni: infatti, medici e pediatri di base lamentano difficoltà legate alla carenza di
spazi e attrezzature idonei. Noi farmacisti siamo a disposizione per aiutare i medici di base: stiamo seguendo i corsi organizzati dall’Utifar per inoculare il vaccino in farmacia. Una possibilità che
viene già consentita in 14 Paesi europei e in 60 nel mondo. In Italia, invece, i farmacisti non possono farlo: lo vieta un regio decreto del 1934, che in questa fase di emergenza è opportuno modificare”.
Da parte sua, Gianni Petrosillo, presidente di Federfarma Bergamo, considera il “Premio Coraggio” che riceverà questo pomeriggio “un riconoscimento a tutti i farmacisti italiani in prima linea
nell’emergenza Covid-19. Un’esperienza drammatica che ha spinto tutti noi a pensare al futuro. Così a Bergamo con tutte le istituzioni abbiamo costruito una ‘rete di protezione’ che consenta di affrontare
meglio eventuali future pandemie. Un modello che abbiamo messo a disposizione di tutte le altre Regioni italiane”.
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