I progressi registrati nella tecnologia endovascolare e le innovazioni procedurali dal 1977, anno della prima angioplastica coronarica, ad oggi hanno contribuito a determinare un salto di qualità nelle procedure di emodinamica, rendendo il trattamento di queste patologie sempre più performante, mininvasivo e sicuro.
In quest’ottica, vi sono innovazioni che rappresentano un unicum nella Cardiologia Interventistica come la TEVAR (acronimo di Thoracic EndoVascular Aneurysm Repair), un’alternativa mininvasiva alla chirurgia per il trattamento delle patologie dell’aorta toracica, quali aneurismi e dissezioni. Maria Eleonora Hospital, Ospedale di Alta Specialità a Palermo, è tra i pochi centri in Sicilia a proporre questo tipo di procedura, che consente di intervenire su pazienti molto gravi senza ricorrere alla chirurgia open, che comporterebbe un rischio elevato, e permette di abbassare notevolmente l’indice di mortalità, di morbilità e del tasso di paraplegia rispetto alla chirurgia tradizionale.
Come dimostra il caso del paziente di 44 anni, giunto in ospedale in condizioni estremamente gravi e sottoposto a intervento con tecnica TEVAR, che è stato dimesso dopo soli dieci giorni di degenza e oggi conduce una vita normale.
“Il paziente, con una storia di ipertensione arteriosa importante e una familiarità per malattia cardiovascolare, è arrivato da noi dopo che, nell’ospedale dove era giunto tramite chiamata al 118, era stato sottoposto ad angio tc che evidenziava una dissecazione aortica di tipo B con ampio ematoma della parete dell’aorta discendente toracica – spiega il prof. Amerigo Stabile, del Dipartimento di Cardiologia Clinica ed Interventistica a Maria Eleonora Hospital –. Una volta arrivato presso la nostra struttura, e previo consulto con l’équipe di Cardiochirurgia reso necessario dalle condizioni precarie del paziente e dall’elevato rischio di complicanza neurologica, si è deciso di sottoporlo a TEVAR per l’applicazione di due endoprotesi dell’aorta toracica”.
Il paziente ha risposto molto bene alle terapie e, dopo circa quattro giorni in Terapia Intensiva, è stato trasferito in reparto e nel giro di dieci giorni è stato dimesso in buone condizioni generali con la sola prescrizione di un breve ciclo di riabilitazione ambulatoriale. Oggi ha ripreso a pieno le sue attività.
“Un risultato impensabile con la chirurgia tradizionale – spiega ancora il prof. Stabile –, si pensi solo che queste patologie sono gravate da un tasso di mortalità immediata del 25%, oltre a un ulteriore 50% entro le prime 24 ore dall’evento. Ma, una volta che si esegue l’endoprotesi, la prognosi a distanza di anni è assolutamente favorevole. Abbiamo pazienti trattati 5 o 6 anni fa che godono di ottima salute”.
Maria Eleonora Hospital non è nuova a procedure chirurgiche mininvasive all’avanguardia, come la TAVI (Transcatheter Aortic Valve Implantation), una tecnica operatoria che consente di applicare o sostituire protesi cardiache in sostituzione delle valvole aortiche danneggiate dalla malattia stenotica (restringimento) con minimo o senza taglio chirurgico e senza fermare l’attività del cuore.
In base alle condizioni del paziente e delle valutazioni del chirurgo, l’intervento può avvenire tramite una minima incisione di soli 4-5 centimetri a livello dello spazio intercostale, e in questo caso si parla di TAVI Transapicale, o con l’introduzione di cateteri attraverso i quali si inserisce protesi biologica, inseriti direttamente dall’arteria femorale (TAVI Transfemorale).
La mininvasività del trattamento chirurgico fa sì che la TAVI sia l’approccio terapeutico più indicato in caso di pazienti fragili, in età avanzata o con comorbilità, che mal sopporterebbero l’intervento classico.
“La TAVI nasce come tecnica interventistica ideale per pazienti ad alto e medio rischio – spiega il dott. Amerigo Stabile – ma oggi l’indicazione a questa procedura si sta allargando anche a pazienti a basso rischio, per gli indubbi vantaggi di un approccio così poco invasivo, sia in termini di esiti sia in termini di durata dell’ospedalizzazione e recupero post operatorio. Lo scorso anno abbiamo eseguito circa 50 interventi con indice di complessità alto e mortalità pari allo 0%”.
In tutti i casi, la degenza è di 48 ore, a fronte dei 5 giorni richiesti per un intervento tradizionale. Inoltre, con la TAVI i pazienti non necessitano di preparazione da sala operatoria, né di terapia intensiva o post intensiva.
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