Il Generale Castello nel ringraziare tutti i presenti ha espresso la sua emozione nel commemorare il Maresciallo Ievolella, il quale è stato al servizio delle Istituzioni, e consapevole del pericolo che correva svolgendo le delicate indagini nel Nucleo Operativo del Gruppo di Palermo cui faceva parte, ha assolto il suo compito fino all’estremo sacrificio. Ha ringraziato poi la figlia Lucia Assunta dirigente scolastico, esprimendo l’importanza di portare nelle scuole i temi della legalità e raccontare ai più giovani la storia di molti uomini caduti nell’adempimento del loro dovere al servizio dello Stato.
Il 10 settembre 1981, Vito Ievolella, a bordo della propria autovettura Fiat 128 con la moglie Iolanda, nell’attesa della figlia Lucia, impegnata in una lezione di scuola guida, veniva freddato da sicari di cosa nostra in Piazza Principe di Camporeale di Palermo.
All’agguato parteciparono quattro killer mafiosi armati di pistole calibro 7,65 e fucili caricati a pallettoni, che giunti a bordo di una Fiat Ritmo, risultata poi rubata, scesi dall’autovettura fecero fuoco in direzione del Maresciallo Ievolella, nell’occorso la moglie riportò una leggera ferita alla regione sopraccigliare destra.
Il mezzo usato dai killer fu dato alle fiamme e quindi abbandonato in via Caruso dove fu ritrovato dai Carabinieri.
Fu chiaro immediatamente che l’assassinio del Maresciallo Ievolella era da inquadrare in un programma mafioso teso all’eliminazione di quanti si opponessero all’espansione degli interessi criminali.
Il Maresciallo Ievolella era molto noto negli ambienti investigativi dell’Arma e tra i Magistrati per le sue capacità professionali, per l’impegno investigativo e per la determinazione nel fare luce, tanto sul delitto comune, quanto su quello mafioso.
Prestava servizio a Palermo dalla sua nomina a Vicebrigadiere, prima presso le Stazioni di Palermo Duomo e Palermo Centro e dal 1965 presso il Nucleo Investigativo del Gruppo di Palermo.
Il valore e l’impegno nell’attività investigativa, gli erano valsi sette encomi solenni e quattordici lettere di apprezzamento del Comandante Generale dell’Arma. Da parte della stampa, aveva ricevuto appellativi come “segugio temuto dai bos*” e “specialista in casi difficili”.
Al Maresciallo Ievolella, il Capo dello Stato concedeva la Medaglia d’Oro al Valore Civile con la seguente motivazione: “Addetto a Nucleo Operativo di Gruppo, pur consapevole dei rischi a cui si esponeva, si impegnava con infaticabile slancio ed assoluta dedizione al dovere in prolungate e difficili indagini – rese ancora più ardue dall’ambiente caratterizzato da tradizionale omertà – che portavano all’arresto di numerosi e pericolosi aderenti ad organizzazioni mafiose. Proditoriamente fatto segno a colpi d’arma da fuoco in un vile agguato tesogli da quattro malfattori, immolava la vita ai più nobili ideali di giustizia e di grande eroismo”.
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