Mario Rosolino CASCIO è stato indagato nell’ambito dell’operazione Black Cat per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso e per ulteriori fattispecie di reato legate alla detenzione e porto illegale di armi, condotte aggravate dal fine di agevolare l’attività delle associazioni di tipo mafioso. Le indagini, condotte dalla Compagnia Carabinieri di Termini Imerese, portavano nel 2016 all’arresto di 33 soggetti riconducibili ai mandamenti di Trabia e San Mauro Castelverde.
Il CASCIO è deceduto nel 2015, quindi prima dell’esecuzione dei provvedimenti cautelari, ma le indagini svolte nell’ambito del citato contesto investigativo permettevano comunque di acclarare che lo stesso aveva diretto la famiglia mafiosa di Valledolmo, dedicandosi alla commissione di estorsioni, atti intimidatori e danneggiamenti, intrattenendo riservati e clandestini rapporti con diversi sodali del suo mandamento e di altri, nonché svolgendo funzioni direttive e ponendosi anche quale punto di riferimento per l’approvvigionamento di armi per l’organizzazione,
La Procura della Repubblica di Palermo, tenuto conto di tali condotte, ha pertanto delegato accertamenti economico-patrimoniali agli specialisti del GICO del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza, che hanno evidenziato una significativa sproporzione tra i redditi dichiarati e gli investimenti effettati nel tempo.
Sulle base delle evidenze raccolte il Tribunale di Palermo ha disposto il sequestro di due immobili, due aziende (1 minimarket e una rivendita di pietre e marmi) tutti siti in Valledolmo, nonché disponibilità finanziarie per un valore complessivo pari a oltre un milione di euro.
L’odierno sequestro valorizza una importante possibilità offerta dalla normativa in materia di prevenzione patrimoniale antimafia, che, infatti, non si esaurisce con la morte del proposto, in quanto l’art. 18, comma 3, D.Lgs. 159/2011 consente l’esercizio dell’azione di prevenzione nei confronti degli eredi del soggetto socialmente pericoloso nel termine di cinque anni dal decesso.
Il provvedimento di sequestro è stato dunque emesso nei confronti della moglie e dei figli del CASCIO.
Il Tribunale ha infatti ritenuto che i beni oggetto dell’odierno sequestro fossero stati in concreto nella disponibilità del proposto e che tali investimenti rappresentino il frutto delle attività illecite esercitate dal Cascio o il reimpiego dei relativi proventi.
Continua l’azione che la Guardia di Finanza palermitana svolge, nell’ambito delle indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Palermo, a contrasto dei patrimoni di origine illecita con la duplice finalità di disarticolare in maniera radicale le organizzazioni criminali mediante l’aggressione delle ricchezze illecitamente accumulate e di liberare l’economia legale da indebite infiltrazioni della criminalità consentendo agli imprenditori onesti di operare in regime di leale concorrenza.
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