Psicologia: avere un buon rapporto con la famiglia accresce la propria autostima

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Avere un buon rapporto con la famiglia è essenziale :accresce la propria autostima, fa vivere distese tutte le relazioni.
Di contro, quando alla base c’è qualcosa che non va e non ci si sente a proprio agio, ci si scontra con se stessi e di conseguenza anche ilrrapporto con l’altro è compromesso già in partenza.

Non accettare la propria famiglia, non amarla, può diventare un serio problema relazionale con scatenanti situazioni di inadeguatezza con ciò che c’è intorno. Tutto diventa un chiedere agli altri continue conferme su quello che si fa come un disperato domandare e domandarsi “vado bene?”.

È un accrescere di insicurezze. Il non accettare il contesto familiare di provenienza per diverse cause determina degli scontri verso se stessi, crea complessi sempre più nuovi.
L’inadeguatezza porta ad una sofferenza profonda, rabbia, frustrazione, vendetta, ira, depressione, nei casi più gravi esaurimento, mancanza di autocontrollo e di coscienza, ragionamento non logico e non razionale. Una fuga continua .

Il soggetto sarà disorientato, confuso e senza equilibrio. Non trova rifugio. Scappa sempre da sé stesso. Quando infatti si ripudiano le proprie origini si rifiuta se stessi. Lo si fa per uno scontro, per trovare una propria ed autonoma identità o quando “il proprio ambiente” , contesto familiare è contrastante o addirittura opposto alle idee interiorizzate a modelli imposti dalla società canonizzati da un propria elaborazione totalmente erronea di ricercata perfezione idilliaca che provoca conseguenze di malessere.

Accettarsi è la soluzione, la chiave di tutto per ritrovare la felicità mancata, desiderata ed ambita. Si proverà dentro di sé aria pesante di soffocamento fiinché queste pesantezza mentali generale all’interno del proprio io non verranno totalmente eliminate.
Interiorizziamo emozioni e stati d’animo negative, le incanaliamo come tossine tossiche. Bisogna sbarazzarsi totalmente di queste perché le malattie dell’anima sono le più invasive. Causano le sofferenze più atroci.

Quel cercare conferme al di fuori del proprio ambiente familiare e quella voglia d’affetto,sono in realtà quella rassicurazione che si vorrebbe ricercare dentro di sé.

Si allontanano le persone che si vogliono bene

Quando ci si sente insicuri, quando situazioni esterne ci tolgono la sicurezza minima conquistata e la serenità, si allontana chi c’è accanto. Chi ci conosce da vicino, improvvisamente si rifiuta.
Una presenza cara diventa improvvisamente sgradita perché già si conosce il giudizio favorevole di questa e se ne cerca subito un altro che confermi a pari giudizio l’insorgenza di un nuovo dubbio.

Già questo è un grave errore:
amare solo se stessi e cercare l’approvazione di chi non è magari interessato a noi a  capirci e magari si mostra sfuggente o poco sensibile ed attento al desideroso richiamo di cui tanto necessitiamo. Un paradosso pertanto quello di respingere proprio le persone che sono invece riuscite con facile spontaneità e con volontà propria ad entrare in quella camera blindata del nostro cuore che teniamo sotto chiave, inaccessibile. C’è infatti chi ci aveva compreso  fatto senza giudicare, chi voleva  trovare il modo di aiutarci  a mettere un po’ d’ordine o a chi magari semplicemente, chiedeva di sedersi insieme a noi nel divano della nostra vita togliendo solo un po’ di polvere. Ma noi lo abbiamo tagliato dalla nostra vita o escluso per un po’. Stranamente succede.

Disegnare, fotografare, scrivere, dipingere, suonare, sono modi per chiedere aiuto ed avere attenzione.
Le tante forme d’arte spesso sono un SOS per attirare attenzione, per cercare la considerazione, soprattutto quando si è introversi, quando si fatica a descrivere gli stati d’animo, a parlarne liberamente e con spontaneità.

Essere prevenuti peggiora la situazione relazionale.

Non si pilota il giudizio altrui.Il volersi sentire migliori, il chiederlo ed il volerlo con insistenza per rassicurarsi maggiormente, è la cosa più sbagliata che possiamo fare perché è  un altro atteggiamento negativo determinato dalla nostra insicurezza, un’ulteriore prevaricazione sull’altro per averne il sopravvento che nuoce a noi stessi creando antipatie nelle relazioni oltre che a disagi e  che comunque, non risolve la situazione, la danneggia anzi ulteriormente non facendoci ben vedere e creando intolleranze nei nostri riguardi. Però, spesso, è più forte di noi stessi. Il giudizio favorevole degli altri se positivo, ci gonfia d’aria di sicurezza,ci appaga anche se per un po’ come un boccone preso con ingordigia molto saziante. Per questo non vogliamo che nessuno sia prevenuto nei nostri confronti e ci piacerebbe anzi  nelle linee generali tutti avessero un giudizio positivo quasi come universale. È una forma di narcisismo, una delle tante sfaccettature.

Probabilmente questo può essere paragonato quasi a come un attaccare la preda per paura che questa ci assalga o addirittura divori questo nel peggiore dei casi. Solitamente, si inizia con il solo atteggiamento di controllo semplicemente ad autopresentandosi per farsi giudicare e vedere come noi vogliamo( tattica dell’autodifesa preventiva) ma comunque è un modo d’avventarsi in maniera più soft in modalità apparentemente invisibile ed innocua.

Anche questo è sbagliato. Così non diamo possibilità di farci conoscere e scoprire pian piano per quello che davvero siamo davvero. Non sarà più una sorpresa piacevole scoprirci in un percorso di conoscenza ed inconsapevolmente diventeremo scontati e poco interessanti.

Quant’è bello farci giudicare invece, per quello che siamo nella nostra essenziale semplicità. Fa parte del processo di relazione fra persone. In questo modo annulliamo anche la naturalezza dell’esistere, del relazionarsi.
In fondo se qualcosa non è ben chiara di noi avremo tutto il tempo per farla scoprire e se questa non piace, beh, vuol dire che ci allontaneremo prima noi, prima d’essere messidda parte da persone probabilmente incompatibili al nostro carattere, non predisposte ad affezionarsi a noi per quello che possiamo offrire. Una persona non può e non deve essere perfetta quasi come standardizzata alle esigenze degli altri, strutturata al pari di un prodotto acquistato. Proprio perché una persona, un essere umano, non è un prodotto di mercato, ma è un valore aggiunto alla nostra vita.

Chi è accanto a noi e fa parte della nostra quotidianità, chi vuol farne parte, deve accettarci ma la nostra autoaccettazione deve avvenire prima dell’accettazione degli altri, dobbiamo maturarla.

Assecondiamo messaggi sbagliati e distorti della vita, molto spesso imposti e diffusi dalla mediazione e dalla società.

Si creano immagini di sé fatti di eccessiva perfezione, di ricerca d’esteriorità ed estrema cura eccessiva verso se stessi esteticamente solo per apparire al meglio.

L’interiorità, l’autostima lesa,sono per noi sono come una vecchia casa decaduta e svuotata, metafora della nostra insicurezza che però si vuol far vedere agli altri all’opposto di quello che è:come un’abitazione lussuosa, ben ammobiliata, accogliente, confortevole, perfetta e soprattutto bella agli occhi degli altri Sempre per trovare a pagamento. Questi siamo noi alla ricerca di rassicurazioni, pareri favorevoli.

Cosa si fa questo punto?
Ci si circonda di persone positive Innanzitutto e poi ci si fa aiutare da un professionista per uscire da queste situazioni di sofferenza e di disagio . È un volersi davvero bene questo. È un accettarsi consapevole senza dover necessariamente  cercare la perfezione. Un migliorarsi senza voler annientare nessuno dei nostri aspetti nemmeno quello che non ci piace ma valorizzando anche quello che può essere un difetto, trasformarlo in qualcosa di bello che magari può diventare una nostra caratteristica positiva.

Aiutiamoci a capirci di più , superiamo i nostri limiti provando ad esaminare i nostri comportamenti meditando un po’ di più, ascoltiamoci: il cd della nostra anima è sempre pronto ad essere eseguito, in funzione e suona le musiche che solo noi conosciamo. Sediamoci con calma e troviamo una causa a certi atteggiamenti scavando in noi stessi, risalendo all’io.
Bisogna proprio ascoltarsi con fiducia.
Questo duro lavoro spesso dura una vita, non produce grandi risultati in autonomia. Trovare l’equilibrio sperato è un esercizio duro, perseverante e difficile ma non impossibile.
Ricordiamoci pertanto di circondarci di coccole, di quelle buone. Stiamo accanto a chi ci capisce, a chi ci fa stare bene. Nel momento in cui non ce la facciamo, non esitiamo ad andare da chi può essere il nostro soccorritore ed il nostro angelo capace di condurci sulla retta via e a farci vedere le cose in maniera differente e, soprattutto, a farci accettare la vita, la nostra quotidianità, la nostra storia, il nostro stesso esistere con occhi consapevoli ed orgogliosi di quello che siamo.
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