Il murale, del palermitano Tvboy, nome d’arte di Salvatore Benintende, rappresenta il giudice Giovanni Falcone con una bomboletta in mano e la scritta “È tempo di andare avanti!“.
La cosa non è passata inosservata agli occhi delle associazioni “Pro Loco Nostra Donna del Rotolo“, “Associazione Comitati Civici Palermo“, “Circolo “L’istrice”” e il “Comitato per il centro storico” che hanno presentato un esposto in procura dove specificano che:
“1. Il complesso monumentale religioso risulta vincolato ‘ope legis’, in quanto immobile di proprietà pubblica la cui esecuzione risale a oltre settanta anni, secondo le disposizioni di tutela del Codice dei beni culturali e del paesaggio (art. 10 del D. lgs. 42/2004);
2. La proprietà dell’immobile dopo un’ennesima azione di deturpamento nel 2017 aveva provveduto ad un ripristino del prospetto con un intervento di natura onerosa;
“Alla luce delle violazioni di cui sopra (punti 1 e 3) – si legge ancora nel documento – perpetuate da parte di un soggetto privato, sarebbero ravvisabili:
– ipotesi di reato contro il patrimonio, e specificatamente quella prevista dall’art. 639 c.p. comma 2 (bene immobile di interesse storico o artistico), nella condotta posta in essere dal ‘writer’ nel deturpamento e imbrattamento di un prospetto vincolato di un edificio religioso pubblico;
– nonché ogni altra eventuale da accertare”.
A questo proposito le Associazioni, preoccupate che questo fenomeno possa essere emulato mettendo a rischio tutto il patrimonio monumentale, storico e artistico vincolato della nostra città hanno chiesto:
“– l’effettuazione dei dovuti accertamenti mirati alla verifica dei titoli autorizzativi ed alla tutela del complesso monumentale;
– Il ripristino dello status quo ante del prospetto vincolato come previsto dall’art. 160 (Ordine di reintegrazione) del D.lgs. 42/2004“.
“In relazione all’ultima richiesta, le Associazioni tengono infine a precisare, che il moltiplicarsi di simili azioni illegali in una pervesa gara al rialzo nei confronti di opere monumentali sempre più importanti e simboliche costituisce un modello rischioso per quella parte della collettività disagiata che spesso ha difficoltà a riconoscere una corretta prassi d’azione finendo per sfociare in ulteriori atteggiamenti illegali emulativi“.
“Si ricorda – aggiunge Purpura – il recente intervento artistico abusivo a danno del prospetto vincolato della chiesa di S. Maria del Crocifisso all’Albergheria con la rappresentazione di S. Benedetto il Moro”.
“Occorre pertanto distinguere i differenti supporti edilizi: intervenire su un edificio storico vincolato porta ad un evidente danno con una sovrapposizione rispetto ad un’opera artistica precedente, tutelata dallo Stato e appartenente alla collettività, mentre su un supporto di edilizia popolare con meno di 70 anni d’età, l’intervento – soprattutto se di qualità – può contribuire ad una riqualificazione. Si può pretendere il rispetto dell’opera, in nome del diritto all’espressione o alla qualità di essa, solo quando non ci si confronta con un bene vincolato appartenente alla collettività“, conclude Giovanni Purpura.
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