Giovanni Falcone dipinto sul prospetto di una chiesa storica di Palermo: la denuncia delle associazioni

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In occasione dell’anniversario dell’attentato al giudice Falcone, un murale è comparso sul prospetto laterale della chiesa di S. Maria dei Miracoli sita a piazza Marina, angolo via Lungarini, tutelata dalla legge 42/2004.

Il murale, del palermitano Tvboy, nome d’arte di Salvatore Benintende, rappresenta il giudice Giovanni Falcone con una bomboletta in mano e la scritta “È tempo di andare avanti!“.

L’opera risulterebbe realizzata in tecnica mista, con la figura del giudice rappresentata su un poster cartaceo applicato all’intonaco tramite l’impiego di uno strato di colla. Mentre la scritta in spray rosso sembrerebbe essere realizzata direttamente sull’intonaco del prospetto.

La cosa non è passata inosservata agli occhi delle associazioni “Pro Loco Nostra Donna del Rotolo“, “Associazione Comitati Civici Palermo“, “Circolo “L’istrice”” e il “Comitato per il centro storico” che hanno presentato un esposto in procura dove specificano che:

1.      Il complesso monumentale religioso risulta vincolato ‘ope legis’, in quanto immobile di proprietà pubblica la cui esecuzione risale a oltre settanta anni, secondo le disposizioni di tutela del Codice dei beni culturali e del paesaggio (art. 10 del D. lgs. 42/2004);

2.      La proprietà dell’immobile dopo un’ennesima azione di deturpamento nel  2017 aveva provveduto ad un ripristino del prospetto con un intervento di natura onerosa;

3.      La tompagnatura su cui è stato realizzato il murale in intonaco e conci di arenaria (non in cartongesso come qualcuno ha suggerito!) è ventennale e il ripristino dello ‘status quo ante’ è senza dubbio di natura onerosa. La violazione e’ relativa non solo al vincolo specifico architettonico ma anche a quello paesaggistico (art. 136 del D. lgs. 42/2004) in quanto la piazzetta antistante è vincolata con i palazzi che prospettano su di essa: palazzo Mirto, palazzo Sammartino e palazzo Rostagno (sede dell’Avvocatura comunale)“.

Alla luce delle violazioni di cui sopra (punti 1 e 3) – si legge ancora nel documento –  perpetuate da parte di un soggetto privato, sarebbero ravvisabili:

– ipotesi di reato contro il patrimonio, e specificatamente quella prevista dall’art. 639 c.p. comma 2 (bene immobile di interesse storico o artistico), nella condotta posta in essere dal ‘writer’ nel deturpamento e imbrattamento di un prospetto vincolato di un edificio religioso pubblico;

– nonché ogni altra eventuale da accertare”.

A questo proposito le Associazioni, preoccupate che questo fenomeno possa essere emulato mettendo a rischio tutto il patrimonio monumentale, storico e artistico vincolato della nostra città hanno chiesto:

–  l’effettuazione dei dovuti accertamenti mirati alla verifica dei titoli autorizzativi ed alla tutela del complesso monumentale;

  – Il ripristino dello status quo ante del prospetto vincolato come previsto dall’art. 160 (Ordine di reintegrazione) del D.lgs. 42/2004“.

In relazione all’ultima richiesta, le Associazioni tengono infine a precisare, che il moltiplicarsi di simili azioni illegali in una pervesa gara al rialzo nei confronti di opere monumentali sempre più importanti e simboliche costituisce un modello rischioso per quella parte della collettività disagiata che spesso ha difficoltà a riconoscere una corretta prassi d’azione finendo per sfociare in ulteriori atteggiamenti illegali emulativi“.

Giovanni Purpura, portavoce delle associazioni, tiene infine a precisare, che “il moltiplicarsi di simili azioni illegali in una pervesa gara al rialzo nei confronti di edifici monumentali e storici, sempre più importanti e simbolici, costituisce un modello rischioso per quella parte della collettività disagiata che spesso ha difficoltà a riconoscere una corretta prassi d’azione finendo per sfociare in ulteriori atteggiamenti illegali emulativi“.

Si ricorda – aggiunge Purpura – il recente intervento artistico abusivo a danno del prospetto vincolato della chiesa di S. Maria del Crocifisso all’Albergheria con la rappresentazione di S. Benedetto il Moro”.

Occorre pertanto distinguere i differenti supporti edilizi: intervenire su un edificio storico vincolato porta ad un evidente danno con una sovrapposizione rispetto ad un’opera artistica precedente, tutelata dallo Stato e appartenente alla collettività, mentre su un supporto di edilizia popolare con meno di 70 anni d’età, l’intervento – soprattutto se di qualità – può contribuire ad una riqualificazione. Si può pretendere il rispetto dell’opera, in nome del diritto all’espressione o alla qualità di essa, solo quando non ci si confronta con un bene vincolato appartenente alla collettività“, conclude Giovanni Purpura.
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