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Un uomo buono, gentile e silenzioso. Così lo descrivono tutti coloro che lo hanno conosciuto e che in queste ore lo ricordano sui social.
Salvatore Sperandeo amava la famiglia e appassionato di arte, tanto da creare uno stile unico che ha tramandato ai nipoti.
«Grazie per tutto quello che hai fatto per me -scrive Fabrizio -. Oggi il Signore ha scelto bene, si è portato un pezzo del mio cuore ed uno dei suoi figli migliori… Adesso dai colore a questo cielo grigio mastru Totò».
«Apprendere questa notizia, mi lascia un vuoto dentro -commenta un amico su Facebook -. Oggi è andato via un pezzo della storia di Termini Imerese».
La città di Termini Imerese si stringe al dolore della famiglia.
Biografia
Già da bambino, Salvatore dimostra di avere una predisposizione innata per il disegno. Lui stesso ricorda un episodio avvenuto alle scuole elementari che è una prima rivelazione della sua dote artistica: Salvatore disegna la donzelletta del “Il sabato del villaggio” di Leopardi lasciando il suo maestro stupito dinnanzi a tanta bravura tanto da essere elogiato platealmente mentre il suo disegno viene portato in tutte le classi della scuola.
Alla tenera età, come si faceva un tempo, i bambini iniziavano ad andare a bottega, per imparare il “mestiere”. Era l’anno 1942 quando Salvatore insieme al suo papà si reca in una falegnameria. Da quel giorno l’amore per il legno non è più svanito. I primi anni sono quelli di “pile e maiddi” (lavatoi e madie), ma Salvatore fa presto a diventare mastro di bottega e iniziare la sua carriera di ebanista.
Dopo aver lavorato per i migliori ebanisti della città, apprende il mestiere in tutte le sue sfaccettature e in più ci mette tutto il suo estro e la sua creatività.
Tornato dalla leva militare, apre la sua bottega. Sono gli anni del boom economico e produce mobili su mobili. Dopo una breve esperienza al cantiere navale di Palermo, decide di riprendere l’attività di ebanista nella sua città, dove vive con la moglie e i suoi tre figli (Carmelo, Giuseppe e Antonella).
Affascinato dal carretto siciliano da quando ancora i carretti erano utilizzati come mezzi di trasporto, li guarda, li studia fino a farla diventare una vera passione. L’idea di realizzarne uno, tutto di sana pianta, nasce dopo che i due suoi piccoli figli tornano a casa con una vecchia carretta di commerciante rotta, ritrovata abbandonata per strada e gli chiedono di aggiustarla per giocare tra le strade del quartiere.
Sono gli anni Settanta quando inizia a realizzare piccoli carrettini siciliani fatti a regola d’arte, per continuare fino ad oggi a riempire il suo garage/museo con carretti, carrozze, sculture e dipinti.
Con gli anni Ottanta e l’avvento dei mobilifici industriali e la quasi totale scomparsa dell’artigianato, complice l’approdo della Fiat a Termini Imerese, Salvatore diventa operaio, ma anche in questa circostanza non perde la sua creatività, così inizia a far parte del gruppo del Circolo della Qualità per le proposte e le idee consigliate all’azienda.
La passione per l’arte e per il legno non si spegne mai e continua in questi anni a realizzare manufatti e dipinti, diventa grande amico di Salvatore Contino (in arte Tinosa) con cui nasceranno delle collaborazioni per l’arte del carretto siciliano.
Dal 2000 in pensione, continua a nutrirsi di arte. Oggi non risparmia consigli e lezioni ai nipoti ai quali ha trasmesso il grande amore per l’arte e la passione dei carretti siciliani.
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