Rimani sempre aggiornato
C’è chi ricorda di averlo visto, in bici, con tre bombole nella faticosa salita di Via Stesicoro. Poi ha aperto un attività in proprio nella strada Cavaleri (Via Gregorio Ugdulena). Al riguardo, riportiamo il ricordo di Francesco Giunta, nato e cresciuto in quella stessa via.
Il ricordo di Francesco Giunta
Ho vissuto la mia infanzia e adolescenza nella Via Gregorio Ugdulena (a strada Cavaleri). Lì ho abitato fino al 4 settembre del 1999, data delle mie nozze. In quella stretta via che da Piazza San Carlo conduce nella Piazza Duomo, all’altezza del giardino di casa, vi era una rivendita di bombole gas, di proprietà del Sig. Giuseppe Purpuri (detto Pinu’).
In quel negozio ho trascorso, gli anni più belli della mia vita. Anni spensierati, tra l’odore dei residui di gas delle bombole e quello della miscela del vespino, trasformato per distribuirle a domicilio. Li ho imparato a guidare il motorino, in quel negozio gestito dalla famiglia Purpuri, sono cresciuto, insieme a Teresa, Enza, Antonio e Grazia. Mi sentivo in famiglia, mi sentivo importante, quando rispondendo al telefono, prendevo gli ordini delle bombole, cercando, nello schedario, i nomi dei clienti.
Sempre lì, di nascosto, guidavo l’Ape 175 di colore verde, a tre ruote. Li ho conosciuto la strada, gli amici di sempre e per sempre. Ricordo che il mercoledì pomeriggio e la domenica, quando il negozio era chiuso, a strada Cavaleri era al buio, triste e vuota. Ho studiato, dalle elementari, fino alla laurea con il rumore, costante, delle bombole che sbattevano tra loro. La famiglia Purpuri e Pino, in particolare, erano il nostro punto di riferimento, mio e della mia famiglia. Quanti sorrisi, quante cazziate di Pinu’, onnipresente nella nostra vita. Potrei stare tutta la notte a raccontare episodi che riguardano il mio affetto, familiare, con Pinu’ Purpuri e comunque non sarebbe sufficiente per rappresentare tutto ciò che la famiglia Purpuri mi ha dato. Oggi il Sig. Purpuri, così chiamato, dai miei genitori, ci ha lasciato, dopo una lunga malattia, che ha vissuto con la consueta, immensa, dignità. Qualche settimana fa ho sentito il bisogno di andarlo a salutare e, seppur, allettato, è stata l’occasione per sorridere, ancora una volta, insieme. Ci siamo lasciati, con il sorriso sulle labbra, prima che uscissi dalla sua stanza, mi ha chiesto che spegnessi la luce. Cliccando, su quell’interruttore, ho pensato che, probabilmente, sarebbe stata l’ultima volta. Era come spegnere, un capitolo della mia vita. Uno dei più importanti, uno dei più spensierati. Lo ricordiamo, in molti, in giro, per le vie della città, con la sua vespa 50, sempre carico di bombole, anche quando, nei mesi più freddi, pioveva e le condizioni lo sconsigliassero. Ma lui andava avanti, lo stesso! Da oggi, mi piace immaginarlo, con la sua vespa 50 verde, carica di bombole, che scorrazza sulle nostre teste, tra le nuvole dell’eternità. Ciao Pinu’, grazie per tutto ❤️
CONTINUA A LEGGERE SU HIMERALIVE.IT
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Himeralive.it
+ There are no comments
Add yours