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Scaduta Naspi a 124 ex indotto Fiat T. Imerese, ‘Aiutateci’
Chiusi in casa per l’emergenza coronavirus, come tanti, ma senza alcuna prospettiva, neppure di un sussidio. Per loro, dicono, non c’è nulla nel ‘Cura Italia’: scaduta la Naspi (l’ultima tranche il 2 marzo), si ritrovano in un limbo giuridico e invocano l’intervento del ministro del Lavoro Nunzia Catalfo.
Sono 124 ex operai, lavoravano per l’indotto della Fiat a Termini Imerese. Nonostante per le aree di crisi complessa, che riguarda proprio Termini Imerese e Gela, sia prevista la mobilità in deroga, loro, avendo avuto la Naspi, non possono accedervi.
“Sono disperato, non posso pagare le bollette, a giorni mi stacceranno la connessione Internet, mia figlia non potrà più fare lezione con gli insegnanti in video-conferenza, non posso pagare gli alimenti alla mia ex moglie, con i 640 euro della disoccupazione avevo pagato parte delle spese universitarie dell’altra figlia: aiutatemi”, è il grido di Giovanni Schillaci, 49 anni, ex operaio per vent’anni alla Bienne Sud, azienda che per la Fiat verniciava i paraurti della Lancia Ypsilon. Giovanni, come i suoi 61 ex colleghi della Bienne Sud, ha ricevuto l’ultimo accredito Naspi il 2 marzo; in questo “limbo” si trovano anche i 44 ex lavoratori Ssa Servizi e i 18 ex Manital, altre due ditte dell’ex indotto Fiat, e ai quali la disoccupazione è scaduta già da oltre un anno.
“Non ho più nulla – dice all’ANSA Giovanni Schillaci – Già non c’era lavoro, con l’emergenza Covid-19 sono precipitato nel buio totale. Non so come fare, per gli ex operai nella mia condizione non sono previsti ammortizzatori né sussidi nel decreto del governo Conte”. Mentre tanti altri lavoratori licenziati prima di loro hanno beneficiato della mobilità ordinaria e ora di quella in deroga, per gli ex Bienne Sud invece, scaduta la Naspi e intanto sopraggiunte le nuove regole del Job act, c’è di fronte il nulla. “Neppure il reddito di cittadinanza posso chiedere, come faccio a vivere?”, si dispera l’ex operaio, che si sta appoggiando alla famiglia. E lancia un appello alle istituzioni: “Affrontate il nostro caso, non abbandonateci”.
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