Coronavirus

La lettera appello di Salvatore Cangelosi: “I malati cronici e diversamente abili sono stati dimenticati”

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Salvatore Cangelosi, giovane affetto da Sma (atrofia muscolare spinale) residente a Pollina e segretario provinciale di Palermo e provincia di Democrazia & Costituzione.

La lettera di Salvatore Cangelosi

Buongiorno a tutti!

Si può ancora dare il buongiorno o è proibito?

Non ho ancora avuto modo di vedere l’ ultima autocertificazione… Poco male, tanto io non esco mai.
Cosa volevo dirvi dalla mia quarantena obbligatoria? Volevo parlare di un verbo.
Il verbo DIMENTICARE.
Oggi in TV non si fa altro che usarlo.

Non dobbiamo dimenticare i malati cronici, non dobbiamo dimenticare i disabili…

Ma chi ci crede? Qualcuno ci crede ancora?

Cari signori, la nostra società ed il nostro caro governo che la rappresenta non si dimentica. CANCELLA.

Ed in effetti probabilmente non c’è un caso che questo virus stia facendo “incursioni ” in RSA.

Abbiamo cercato di annullare la vecchiaia, la malattia e la morte e adesso un invisibile virus ci riporta all’attenzione tutto quello che abbiamo rimosso.
Come in e-mail: quando cancelliamo ma poi annulliamo. E questo a velocità vertiginosa.
Ma non basta. Non basta accorgersi dei deboli nell’emergenza per fare spot. Certo adesso l’ emergenza è altro, ma non per chi è sempre in emergenza.
Da uno stato che ha rimosso da tempo i più deboli non mi aspettavo niente, ma quello che sta succedendo supera ogni fantasia.
A livello nazionale arrivano le notizie che arrivano.

Io sono seriamente preoccupato ed indignato per quello che sta capitando nella mia Regione: il nostro Presidente sta facendo una battaglia epocale, devo riconoscerlo. Ogni giorno usa tutti i canali comunicativi per segnalare tutte le mancanze: di Dpi ,di respiratori, di uomini e mezzi. Ha invocato anche l’uso dell’ esercito per fare rispettare le ordinanze e mantenere la stabilità sociale.

Ma quando vediamo un ministro dell’ interno che non si preoccupa di fermare gli sbarchi, sia dei migranti sia provenienti dallo stretto, quanto invece di denunciare un sindaco disperato che non sa più che fare per arginare quella che potrebbe essere una tragedia… Ecco allora mi sento anch’io veramente impotente.

Non sono un dimenticato. SIAMO dimenticati, cancellati. Non ci sono Dpi ,non arrivano quelli ordinati.

Le persone perdono il lavoro, continuamente, dobbiamo rispettare le ordinanze quando in realtà continuiamo a constatare che ,fin troppo evidentemente, il governo ci sta prendendo in giro, permettendo smpre troppo alto arrivo di persone sia dall’Italia sia dall’estero.

Una Sicilia che contiene l’ epidemia puòessere una speranza per tutto il resto del paese.

Leggo oggi che e’ stato siglato un accordo economico con la Tunisia. Ma di quale paese sono governanti questi governanti? Con tutto quello che manca in questa emergenza, era il caso? E’ il caso di permettere sbarchi quando la popolazione e’ reclusa? E le categorie che hanno problemi sempre? Cosa devono fare? Solo adesso si capisce che smantellare la sanita’ pubblica non e’ stata una grande idea. Adesso non ci sono i tempi per ripristinare servizi, quindi e’ fondamentale contenere il contagio.

Fare sbarcare continuamente persone senza controllo, dare aiuti economici alla Tunisia e’ in questo momento qualcosa di INSOPPORTABILE, ovvero’ un insulto alla capacita’ di sopportazione di quanti adesso si trovano a fare i conti con una situazione che rischia veramente di diventare insostenibile.

I disabili e i malati cronici, gia’ dimenticati, cosa devono fare? Io posso contribuire cone gia’ faccio ,restando a casa. Io a casa per ora, ho chi mi segue ,aiuta e supporta. Non e’ cosi’ per tutti. E allora lancio un allarme. Non possiamo aspettare. Dobbiamo mettere in sicurezza le persone che ci aiutano.

E’ una vergogna che un paese europeo,in piena emergenza ,non abbia minimi dispositivi di sicurezza. La VERA emergenza adesso e’ proprio questa. Un popolo, una comunitàche permette di abbandonare i più deboli e’ presto destinato a subire la stessa sorte.
Ad majora


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