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Adesso, anche gli spostamenti nei luoghi limitrofi,sono controllati e limitati a situazioni di urgenza o necessità. Anche per fare la spesa solo un membro per famiglia può acquistare ciò che serve al supermercato. Ci sono già norme specificate e già vigenti per ogni punto vendita.
Il Coronavirus in tempo record ha già fatto oltre 130 vittime, mentre il numero di persone contagiate è salito a quasi 6000 nella sola Cina, ma queste cifre stanno aumentando di giorno in giorno.
La nostra quotidianità,quella normalità, pure quella monotonia di cui spesso ci lamentavamo ,che ci annoiava, ora magari ci mancherà e non sappiamo per quanto.
Ci rassicura comunque sapere che le cure però ci sono, i medici stanno rischiando la loro vita per salvarne altre,gli scienziati stanno lavorando sui vaccini ma solamente dal mese di luglio saranno sperimentati sull’uomo. Fino a quel momento la tutela personale e anche il riguardo verso gli altri deve essere alla base. Serve grande altruismo adesso oltre che al rispetto ed alla responsabilità di non prendere nulla alla leggera come si è fatto finora e come tanti che non ancora consapevoli del pericolo hanno continuato a svolgere le normali attività. Ciò purtroppo ci agita di più perché non si è preso atto né della coscienza della gravitá dell’emergenza sanitaria . Ci siamo immersi purtroppo, e non tratta di un’esagerazione, è una realtà.
Proibito pertanto qualsiasi rapporto sociale ,fisico fra persone, fra amici, con gente che si conosce da una vita,con i propri familiari.I rischi sono elevati e se non si usano queste misure cautelative così restrittive non si potrà mai sconfiggere né contrastare la diffusione che continuerà ad avanzare dilagandosi a macchia d’olio.
Chiuse in primis le scuole, poi i locali,i pub,i ristoranti, i cimiteri, le palestre,i cinema,i teatri. Adesso sono anche vietate ,le messe,tutte le cerimonie religiose, i convegni, le riunioni. Tutto è sospeso.
Il mondo per un po’ si ferma, arresta la sua corsa, la sua produttività, il suo pulsare di vita quotidiano. Quella frenesia che stancava, che non ci dava tempo, di cui ci si lamentava.
È difficile da accettare. Molti si sono finora sentiti protetti in alcune zone apparentemente più lontane dal COVID-19 ma è solo una falsa convinzione, un’illusione costruita da chi ancora fa fatica ad accettare che per un po’di tempo bisogna cambiare tutto. Nessuno può sentirsi al sicuro. Bisogna rimanere a casa.
Sì, è uno stravolgere le proprie vite ma con coscienza lo si può fare in maniera meno traumatica per il bene comune di tutti, per la collettività, per il benessere sociale, per arrivare quanto prima alla restaurazione della normalità.
Solo la collaborazione e la solidarietà da parte di tutti può farci uscire da queste trincee. È un creare barriere ma lo si fa per proteggersi, per proteggere.
Sì perché è come essere in guerra, si è barricati in casa,il nemico può attaccare in un qualsiasi momento e in maniera anche silenziosa e asintomatica. Soprattutto nelle zone di montagna disagiate dobbiamo considerare il problema degli ospedali, dei macchinari che mancano, così come in tutta la Sicilia che dal punto di vista sanitario sappiamo molto bene che sia molto sprovvista e quindi svantaggiata rispetto al resto dell’Italia.
Ci aspettavamo che al telegiornale i medici ci chiarissero che non avevamo nulla da temere, che c’erano delle cure e qui ” a casa nostra” questo mostro alieno non sarebbe mai arrivato. Invece, in poco tempo, il Corona virus è entrato anche nella nostra regione sconvolgendo le nostre vite, abitudini, modi di fare. Sembra di tornare un po’indietro nella storia…
“Erano già gli anni dalla fruttifera incarnazione del figliolo di Dio al numero pervenuti di 1348, quando, nell’egregia città di Firenze pervenne la mortifera pestilenza la quale o per operazione dei corpi superiori, o per le nostre inique opere, da giusta ira di Dio mandata d’un luogo in un altro continuandosi, verso l’occidente s’era ampliata”.
Così il Boccaccio introduce la peste del Decameron.
La vicenda infatti prende spunto dalla peste che nel 1348 colpisce Firenze come il resto dell’Europa. Per evitare il contagio, sette ragazze e tre giovani uomini decidono di allontanarsi dalla città, ormai allo stremo, e ritirarsi nella campagna fiorentina.
Forse, per alcuni giovani che non riescono completamente a stare lontani, questo racconto potrebbe essere utile. Se viene loro accertato di essere sani, di non essere positivi, dopo aver fatto delle buone scorte di cibo, questo potrebbe essere uno spunto da prendere in considerazione, cioè isolarsi in gruppo una lontana campagna e di ritornare una volta superato questo problema che affligge così tanto.
Fra le immagini della peste ci vengono poi in mente anche le parole del Manzoni:
“La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia…..”.
Si apre così, con una citazione dei Promessi Sposi, al capitolo 31, la terribile epidemia che si scatenò nel Nord Italia tra il 1630 e il 1631, decimando la popolazione e infuriando con particolare virulenza nella città di Milano. Oggi sembra di vivere tempi analoghi anche se con un’epidemia diversa ma comunque pericolosa e rapida nella sua diffusione.
La preghiera può essere un’arma importante adesso. Ci ricordiamo Palermo assediata dalla peste e liberata miracolosamente da Santa Rosalia. In un angolo della propria abitazione per chi crede, può trovare adesso il tempo per raccogliersi nella propria interiorità.
Il mondo ha sempre vissuto periodi difficili in quasi tutti i suoi secoli.
Le storie sulle malattie infettive sono nate, probabilmente, insieme all’umanità, perché le grandi epidemie hanno ciclicamente attraversato, segnandola, la nostra storia e fatto temere a uomini e donne atterriti dal diffondersi del contagio la fine del mondo. Ci sono poi gli scenari di guerra su cui meditare…
“[…] L’aria è crivellata come una trina, …[…]ritratti nelle trincee come le lumache nel loro guscio»
scrive “In dormiveglia” Ungaretti.
E ancora scrive: «Chiuso fra cose mortali// (anche il cielo stellato finirà)// perché bramo Dio?» («Dannazione» in L’allegria).
L’uomo non si può accontentare soltanto di soddisfare il bisogno fisico, altrimenti sarebbe come la bestia.In «Perché?» (1916) Ungaretti scrive: «Ha bisogno di qualche ristoro/ il mio buio cuore disperso». E ancora nella poesia «Sereno» (1918) il poeta scrive: «Dopo tanta/ nebbia/ a una/ a una/ si svelano/ le stelle».
Attualizzare queste parole, farle proprie oggi,per meditare sull’importanza della vita,sul senso della propria esistenza. Forse abbiamo trovato il modo,il momento per meditare su tante cose a cui non avevamo dato attenzione, importanza anche per mancanza di tempo. Oggi il tempo si ferma. Il mondo fa prendere quella famosa pausa dalla frenesia quotidiana nella quale l’uomo è sempre immerso,in cui prende soluzioni, decisioni veloci perché non ha il tempo per soffermarsi, in cui non si è possibilmente mai fatto domande di di sé dedicandosi del tempo. Forse è il tempo per svelare le risposte, quelle stelle si possono scorger nel cielo della propria interiorità.
Di fronte alla guerra, che è negazione di ogni umanità pertanto di ogni parola, molti tacciono, non scrivono più. Ungaretti ci invita ad amare ancora di più la vita. perché non è mai stato «tanto/ attaccato alla vita». (Veglia).
È il nostro momento.
“E pensate adesso
a tutto ciò che avete avuto,
che vi rendeva felici,
che inconsapevolmente vi divertiva
e vi piaceva.
A tutto ciò che non avete apprezzato,
a tutto ciò che non vi è mai bastato.
Tutto adesso tace
ma con la pazienza,
con un po’di sacrificio
tutto tornerà a fare rumore”.
Matilde La Placa
Un incubo. Ma sta a noi collaborare per farlo finire al più presto e per svegliarci nella nostra normale quotidianità. Stare in casa per adesso è la soluzione. i mezzi per comunicare oggi grazie alla tecnologia non ci mancano.
Oltre a questo si possono trovare tanti modi per occupare il proprio tempo:ascoltare musica, chiamare degli amici,scrivere, pensare, disegnare, suonare, imparare. Sì, magari è il momento per parlare di più in famiglia, per comunicare ed apprendere nuove ricette, per sperimentare, per lavorare a maglia, per riprendere un lavoro all’uncinetto o al punto croce mai ultimato,ma anche per dipingere, per osservare, per dedicare più di un’attenzione all’animale domestico,per studiare, per finire di leggere quel libro posato da mesi sul comodino o sullo scaffale .È il momento per pregare,per chiedere di essere salvati,di ringraziare per ciò che avevamo una volta che saremo così fortunati da poter riavere.
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