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Fu una vera a propria strage, se si calcola infatti che allora la popolazione non arrivava nemmeno a ventimila abitanti significa che ne morirono almeno il 10%. Per l’occasione, fuori Porta Girgenti in località Bevuto, giusto ai limiti dell’odierno quartiere di Rocca Rossa, venne fatto costruire in tutta fretta il Cimitero delle Anime Sante detto proprio dei colerosi.
Il luogo venne recintato e sottoposto a custodia; e durante i lunghi mesi della epidemia vi poterono entrare solo gli addetti ai lavori. Le fosse non sempre erano singole ma spesso anche più capienti per poter accogliere i tanti cadaveri che venivano trasportati nottetempo con i carretti.
Entrare in città era difficile; e, da quel che si racconta, nei casi sospetti si fece anche ricorso ad una sorta di lavaggio che veniva fatto con una soluzione di cloruro di calce sciolto in acqua. Anche un mio antenato, e chissà quanti altri dei vostri, ne furono vittime.
Ma il più illustre nostro concittadino che proprio in seguito al colera perse la vita, fu il grande Nicolò Palmeri; storico ed economista morto nell’estate del 1837 e cioè quando, secondo gli studiosi, la diffusione della epidemia aveva raggiunto il suo massimo livello. Solo dopo cinquanta anni i suoi resti vennero riesumati e trasportati nel Cimitero di Giancaniglia.
Testo e foto dal diario Facebook dello storico termitano Nando Cimino
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