Il mistero del castello di Caccamo tra storia e leggenda

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Avete mai sentito parlare del fantasma del Castello di Caccamo? Questo importante edificio porta con sé una leggenda strettamente connessa con la sua storia. Le prime tracce della fortezza risalgono al 1093, quando era costituito solo da una torre di avvistamento e da una cinta muraria. Il feudo di Caccamo, allora, apparteneva a Goffredo de Sagejo, normanno giunto al seguito di Ruggero, poi passato alla famiglia Bonello. Proprio la famiglia Bonello attuò diverse operazioni sulla struttura.

La leggenda nasce quando Matteo Bonello e i suoi utilizzarono il castello come rifugio, dopo il fallimento della congiura dei baroni. 

La storia narra che Bonello, signore di Caccamo, fedele inizialmente alla corte normanna di Palermo, fu inviato in Calabria come ambasciatore del re Guglielmo I, per cercare una soluzione diplomatica alle controversie con la nobiltà locale. Durante la missione avrebbe cambiato orientamento e, voltando le spalle agli Altavilla, si sarebbe messo a capo di una rivolta cui prese parte la nobiltà calabrese e quella pugliese.

(FOTO)«Sala della Congiura», Castello di Caccamo

Di sicuro Bonello aveva particolarmente in odio l’ammiraglio (Amirus Amirati) del regno Maione di Bari, i vicari del re e gli emiri di origine araba. Comunque poté godere in Sicilia dell’appoggio anche di diversi nobili alla corte, ma soprattutto della benevolenza popolare, perché la corte era oramai considerata ostile ed era diventata invisa a larghe fasce della popolazione.

Il 10 novembre del 1160 a Palermo in un’imboscata notturna di suoi uomini, fu assassinato Maione di Bari fra il giubilo dei popolani che non ebbero alcun ritegno nel profanare il cadavere, prendendolo a calci e sputi, strappandogli capelli e barba e trascinandolo lungo le strade. Una tradizione popolare vuole che Maione fosse stato ucciso lungo la Via Coperta, davanti al palazzo arcivescovile, dove ancora oggi sul portone d’ingresso si troverebbe infissa l’elsa della spada del Bonello.

Il re Guglielmo fu costretto, per placare la rivolta a dichiarare che non avrebbe arrestato Bonello, affidando il governo al normanno Enrico Aristippo, arcidiacono di Catania, scienziato di fama, traduttore e autore di importanti opere.

La resa dei conti era però solamente rimandata, poiché, uccidendo l’ammiraglio Maione, il Bonello si era inimicato una parte influente della corte normanna. Ritiratosi sollecitamente nel suo castello di Caccamo, Bonello, e riuniti nel marzo del 1161 alcuni potenti signori feudali del regno, organizzò in gran segreto una congiura contro lo stesso Guglielmo. La sala del castello da allora è tradizionalmente detta della «Congiura». Re Guglielmo fu catturato il 9 marzo 1161, mentre dava udienza con Aristippo nel salone della Torre Pisana, fu imprigionato e dichiarato decaduto, mentre veniva proclamato re al suo posto il figlio Ruggero, peraltro ancora di 9 anni.

La rivolta tuttavia si trasformò in una barbara sommossa incontrollata. Vennero trucidati diversi membri della corte e fu avviata una caccia ai musulmani che, considerati usurpatori, vennero massacrati a decine. I palazzi reali vennero saccheggiati e dati alle fiamme con la distruzione di un insostituibile patrimonio librario (fu persa l’edizione in latino del Kitāb Rujār) e artistico (fra tutti si ricorderanno il planisfero d’argento e la sfera armillare realizzati dal grande geografo arabo Idrisi per conto di Ruggero II, quasi certamente fatti a pezzi e fusi), oltre alle preziosissime porcellane. Furono inoltre bruciati gli atti conservati negli archivi e i registri del catasto, probabilmente per precisi interessi personali di chi aveva usurpato beni immobili e fondi. L’harem fu violato e le donne violentate, mentre si trucidavano gli eunuchi che assolvevano a corte gli incarichi amministrativi più importanti. I musulmani (che operavano nel campo dei commerci e cui era vietato in modo assoluto possedere armi) restarono in balia della plebaglia, riuscendo in buona parte a salvarsi solo grazie alle viuzze assai strette dei quartieri da loro abitati.

La congiura prevedeva la conquista di Palermo, ma Bonello, per motivi non chiari, non mosse le proprie truppe. Questo gli costò la perdita del controllo dell’insurrezione e gli uomini leali al Re (tra cui gli arcivescovi Romualdo di Salerno e Roberto di Messina e i vescovi Tristano di Mazara e Riccardo Palmer, designato quest’ultimo alla diocesi di Siracusa), riuscirono l’11 marzo a far liberare Guglielmo I dalla volubile folla palermitana che abbandonò i congiurati, subdolamente accusati di precisi interessi personali nella congiura realizzata. Una tragedia però colpì il Re mentre recuperava la sua libertà e la corona. Nelle fasi finali dell’assalto al palazzo una freccia all’occhio feriva a morte il piccolo Ruggero che, di lì a poco, sarebbe morto tra le braccia del disperato padre.

Apparentemente perdonato dal re (il grosso delle cui truppe era a Messina), Bonello fu invece fatto arrestare pochi giorni dopo nella reggia in cui era stato convocato da re Guglielmo, imbaldanzito dal fatto che l’esercito regio era ormai sbarcato a Palermo. Bonello fu portato in una robusta fortezza adiacente al palazzo reale, e lì gettato nei sotterranei dove, accecato e reso storpio per il taglio dei tendini, morì pochi giorni dopo.

Oggi alcuni visitatori raccontano che durante la permanenza nel castello, hanno avvertito  strane presenze nei corridoi e nelle stanze di esso, alcuni addirittura hanno hanno sentito le urla riconducibili alle terribili torture inflitte a Bonello nelle segrete.

Tra mistero e realtà, è certo che vale la pena di visitare il castello di Caccamo. Sperando che oltre a visitare una struttura fantastica mantenuta in perfetto stato e posizionata in un contesto paesaggistico meraviglioso, si possa anche vivere un esperienza da brivido.

 
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