Aveva presentato Petralia Soprana e portato in finale, al programma Borgo dei borghi, dove grazie al suo contributo, alle sue parole dette con il cuore con amore sincero e spontaneo per il paese di appartenenza e soprattutto grazie ai tanti voti ottenuti dai siciliani, insieme all’unione dei suoi concittadini, alla loro voglia comune di crederci, si sono aggiudicati il primo posto assoluto.
Ora che c’è Bobbio, nuovo vincitore del noto programma, non ci si deve dimenticare delle Madonie che hanno bisogno di continui sguardi per una crescita maggiore.
Matilde La Placa è aspirante giornalista, blogger, scrittrice, commediografa, poetessa (fa parte dell’Accademia dei poeti Federico II), operatrice turistica delle Madonie. Per quest’ultimo impegno punta sempre al rilancio del territorio, della riscoperta del vivere le realtà locali fatte di persone e di relazioni, di tradizioni, di arte oltre che di cibo e
di paesaggi naturali.
L’indumento vintage si fa portavoce di un passato mai trascorso che si vuole rintracciare e riportare nel presente in una forma più“personalizzata” alla contemporaneità. Solo con qualche “modifica” infatti, è possibile che possa esserci un adattamento spedito, spontaneo ed agevole, al fine di poter essere abbracciato da tutti in maniera adattabile, efficace e duratura. Pertanto, può essere metafora di quell’identità perduta che tanto si ricerca e che ha radici nel passato e nella tradizione, in quel rapporto affettivo al quale ci si sente legati e tanto vicini. Utilizzare un abito vintage può con lo stesso desiderio malinconico di rindossare un capo retrò, far immedesimare anche nei valori , nell’etica , nella morale di quel passato mai dimenticato con cui possibilmente ed inconsciamente ci si voglia rapportare e ovviamente ,si sente la tendenza di imitare. La risposta a quella ricerca che almeno in parte può darci un po’ di soddisfazione e consapevolezza di “qualcosa che ci manca”.
Amo la moda, mi piace cambiare , variare ma in maniera semplice, controllata e misurata. Non mi piacciono gli eccessi né tantomeno gli sfarzi. Oggi i giovani si vestono quasi tutti uguali ,indossano un dress code troppo standardizzato. Sembrano quasi prodotti in serie.
L’anno scorso notavo l’abbinamento: parka, jeans con svoltini da cui si notavano i fantasmini (seppur in pieno inverno) scarpette bianche da ginnastica,addirittura stessa montatura di occhiali e taglio di capelli. Niente di personale dunque. Tutto ad imitazione dell’ altro. La propria personalità che in questo periodo adolescenziale ha tanto bisogno di affermazione e di potersi distinguere,non riceve né spinte né stimolazioni. E’ totalmente passiva.
Quell’originalità pacata, quell’eleganza fine che si è contraddistinta nelle varie epoche, oggi sembra non interessare. Si è perso il senso di tutto in ogni cosa. Se non si è “uguali quasi come modelli prestampati”,probabilmente si pensa di non essere accettati, forse criticati. Sarebbe bello se invece si tornasse a pensare con la propria testa e già questo non sarebbe davvero poco. L’originalità dovrebbe generare altra creatività, questa dovrebbe accrescere di giorno in giorno, essere un inizio sempre diverso,un sempre più nuovo punto di partenza.
Ho sempre pensato alle mode d’altri tempi. Negli anni ho visto che è ritornato il vintage anche se in forme diverse. Ne sono un esempio la zampa di elefante,le scarpe a punta, le maniche a campana, e quest’ultime le ho usate anch’io da adolescente, ma poi ho visto anche il riaffermarsi di giacche a fantasie o fiorate, occhialoni, fascette, fiocchi, stivaloni, gonne plissettate, a portafoglio, giacche a doppio petto,scamiciati, indumenti in pelle, in daino, di velluto, in broccato e tanto, tanto altro sia come modelli che come tessuti, una varietà.
Questo mi è tanto piaciuto perché così è possibile “riutilizzare”tutto, possiamo creare la “nostra moda”, il” nostro stile” senza troppe regole. In particolare è la moda degli anni ‘30 e ‘70 che ha finalmente riavuto il suo successone. Qui la mia ricerca originale e parer mio di buon gusto, una sfida tra l’altro economica e parsimoniosa che potrebbe essere da stimolo a ragazze che eccedono magari eccessivamente nelle spese per il proprio original look. Mi riferisco “agli armadi delle nonne”,delle zie, di qualche parente ,di chi ha conservato “qualcosa dei suoi amati tempi”.
E’ stata un’idea brillante quella di Matilde, così intuitiva che non ci aveva pensato neanche la Ferragni. Infatti in poco tempo ha gia tanti follower. Fin dai primi scatti ha infatti suscitato interesse e curiosità ovvimente nel mondo femminile. C’è già chi la ferma,chi la riconosce e le fa i complimenti per l’inventiva,chi le chiede consigli e suggerimenti utili per creare un personal vintage. Una frase molto adatta a questo punto potrebbe essere: ” Torna tutto ciò che vuoi far tornare o ” Se vesti vintage saprai sempre cosa indossare”.
«Credo che sia bello, divertente e stimolante fare ricerche nelle case, oltre che appagante. Diventa un’esperienza creativa oltre che ad una sfida, il poter spolverare “un antico armadio” per far ritornare alla luce di un’epoca moderna, un capo con un aspetto tutt’altro che diverso, con una luce nuova ed innovativa – commenta Matilde La Placa -. Un corpo più giovane può dimostrare che è davvero così ed è possibile in maniera addirittura “esclusiva”. Sì, perché bastano delle piccole modifiche, gli accessori giusti e di tendenza come una collana, una cintura, una borsa chic, un paio di orecchini particolari, una giacca… e quello che era un indumento retrò si trasforma in un modern dress. E’ così che ci si accorge che una delle tante proposte di rilancio del settore moda lo avevamo già a casa nostra. Stiamo facendo un “riciclo originale e personalizzato” che sarà comunque solo” nostro” e di nessun altro, inimitabile. Quello che sto lanciando è infatti un modern vintage, è l’incrocio dell’abito antico con quello moderno, la risposta che il passato ed il presente possono coesistere e convivere insieme fondendosi in armonia e anche originalità – continua La Placa – Sono tanti gli stili ed i modelli di abbigliamento che oggi sono ritornati e si ripropongono come cavalli di battaglia nostalgici, tendenze che in epoche passate sono state punto di forza ed hanno lasciato un segno nel mondo della moda e nelle storiche passerelle alle quali si rifà spesso riferimento. Oggi è bello costatare che nuovamente sopravvivono. Questo è il segno che ciò che piace, che ha lasciato un bel ricordo, non si dimentica fino a sentirne così tanta e forte la nostalgia, da riproporlo e da rilanciarlo. Oggi, pertanto, si riciclano oggetti, plastica, carta, vetro. Se lo si fa anche con gli abiti possibilmente se ne “ricicleranno” anche gli affetti,” il passato, i valori. Tutto è affine. Pensiamoci. Questo non farà molto piacere alle industrie tessili, ma farà piacere a noi stessi , sarà utile per ritrovare quella parte di noi perduta ed errante che cerca un appagamento, un legame con le proprie radici. Oltretutto si tratta pure di un risparmio ecologico oltreché economico. Facciamo del bene anche all’ambiente. Un abito che si acquistava tempo fa era di qualità durava anni. Ne ho uno immacolato della mia bisnonna. Questa è la dimostrazione che prima tutto si custodiva, era prezioso. Prima non ci si poteva permettere di comprare in abbondanza. L’abito della festa elegante, lo si manteneva quasi sempre nuovo. Aveva valore, dietro portava con sé dei ricordi e per questo il suo valore aumentava. Oggi purtroppo non è così, appena qualcosa non piace dopo un po’ va subito nel cestino dopo il suo uso. Tutto è “usa e getta”. Nulla si tramanda. Non diciamo di non comprare più , di non vestirsi moderni, ma quantomeno di essere parsimoniosi – conclude la giovane madonita -. Alla fatidica domanda di ogni ragazza “cosa mi metto oggi per uscire …? “Nessuna penserebbe di aprire certamente l’armadio della nonna e rivisitarlo. Oggi invece lo si potrebbe anche fare. Io l’ho fatto con la mia. L’ho persa da poco, mi mancava. Un giorno ero a casa sua, stavo tristemente sistemando le sue cose, ciò a cui teneva,che si riguardava, ed e dallo stesso tempo, stavo anche pensando al mondo di oggi, alla società, a ciò che siamo e a quanta poca importanza diamo alle cose. Ce ne rendiamo conto quando qualcosa finisce. Dì lì a poco l’idea di creare qualcosa di speciale. Il motto sarebbe “ Vesti vintage e ti starà bene tutto”. Così ho iniziato a scegliere delle cose e a fare degli abbinamenti».
«La mia tesi sulla ricerca dei valori, delle proprie radici identitarie l’ho così pertanto voluta avvalorare scegliendo come sfondo tematico le Madonie – racconta ancora Matilde La Placa -. La Sicilia, infatti, nonostante tutti gli sforzi di rilancio, di rivalutazione territoriale è ancora troppo circoscritta, conosciuta in maniera troppo generica ed approssimativa. Va fatta conoscere con un raggio di scoperta di 360° gradi, ha bisogno di un maggiore slancio e di più notorietà , di non essere mai dimenticata e per fare ciò ha bisogno anche del piccolo contributo di noi, del nostro crederci. Ecco perché la scelta delle Madonie per le foto vintage. Anche perché se abbiamo bisogno di tradizione, di naturalezza, di semplicità, le Madonie offre quella autenticità ed unicità difficile da poter rintracciare in altri luoghi .Questi Paesi dell’entroterra di Sicilia con i loro tanti particolari, aspettano sempre più visitatori che sono alla ricerca del bello,del semplice, del naturale, del genuino. Dopo averli visitati cambierà anche il loro modo di vedere e di pensare: apprezzeranno il particolare, l’attimo, con occhi rapaci e con un cuore più aperto alla vita, sentiranno quella voglia di fare ritorno all’antico e a tutto ciò che è tradizione. Sarà pulsante quel desiderio inconsapevole di sentirsi davvero vivi. Tornati a casa ,sapranno sicuramente apprezzare il quotidiano con maggiore intensità e consapevolezza. In questo modo ho avuto anch’io la possibilità di apprezzare la bellezza innocente e paesaggistica, le caratteristiche peculiari di tutti i paesi madoniti nel mio tour. Alcuni non li conoscevo come Aliminusa, Montemaggiore, Sclafani, Pollina e Alia . Ne sono rimasta affascinata».
I comuni sono: Alia, Alimena, Aliminusa, Blufi, Bompietro, Campofelice di Roccella, Caltavuturo, Castebuono, Castellana Sicula ,Cefalù, Cerda, Collesano, Gangi, Geraci, Gratteri, Isnello, Lascari, Montemaggiore Belsito, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa,Pollina, San Mauro Castelverde, Sclafani Bagni, Scillato, Termini Imerese, Valledolmo.
Qualche attenzione in più è stata data a Petralia Soprana, borgo più bello d’Italia 2018-2019, e ad alcuni “particolari caratteristici” rintracciati man mano durante il tour madonita.
In più di una settimana sono riuscita a visitarli tutti grazie però all’aiuto indispensabile di due miei amici che mi hanno davvero affiancata e supportata in questa impresa un pò folle ma senza dubbio bellissima, divertente ed appagante che rimarrà un ricordo indelebile per tutti e tre, sicuramente.
Sono stati loro, Giuseppe Zafonti di Castellana Sicula e Stefano Fustaino di Petralia Sottana, che spontaneamente si sono voluti prestare ad accompagnarmi a visitare questi posti incantevoli. Storia, arte, architettura si fondono in nome della bellezza che colpisce, che sprona a ritornare.
« Giuseppe è stato il mio fotografo che con tanta pazienza ha fatto gli scatti nei vari scorci che abbiamo deciso di immortalare e che meglio si prestavano per l’abbigliamento che io man mano sceglievo ed abbinavo, Stefano curava i dettagli, mi aiutava con i vestiti, mi passava gli accessori da indossare tra un cambio e l’altro , era il mio costumista e colui che curava i dettagli delle scelte affiancandosi a Giuseppe. Un lavoro fatto con spirito di gruppo , buona iniziativa e tanta collaborazione. Oltretutto fatto con tanta voglia di fare perché il nostro obiettivo era quello di poter dare insieme un buon contributo ai nostri paesi. Non vogliamo che vengano dimenicati,non vogliamo che scompaiano. Ai miei amici infatti, la mia idea è subito piaciuta ,li ha entusiasmati fin da subito hanno creduto in pieno a questo progetto. Hanno infatti partecipato anche loro a delle foto insieme a me o come protagonisti assieme a Merilyn Macaluso, un’altra nostra amica che delle volte mi ha pure aiutata con il trucco . Insieme abbiamo così creato delle scene che lanciano dei messaggi mediatici». (VEDI GALLERY SOPRA).
Stefano, infatti, lo conferma: «La vedevo cambiare con molta praticità e decisione. Sapeva già che cosa indossare per un paese diverso dall’inizio, nella sua mente c’erà già tutto, doveva solo attuarsi. Io stesso mi incuriosivo a vederla sfornare “dalle valigie” che si portava con sé,abiti che apparentemente non dicevano nulla,non sembravano così particolari,ma una volta indossati assumevano un altro aspetto. Lei li rendeva speciali, di tendenza ed eleganti. Colpivano anche me e Giuseppe,ne rimanevamo sbalorditi. Era un divertimento anche per noi».
«Io fotografavo davvero con entusiasmo e mi stupivo di quella creatività – interviene Giuseppe- poi sembrava davvero che quegli abiti si prestassero a quei luoghi che sceglievamo, sembravano fatti apposta, si valorizzavano a vicenda, poi lei aveva una maniera unica di portarli, una naturalezza ed una spontaneità che già li rendevano suoi. Forse era davvero sua nonna che la ispirava. Io immortalavo e già dai primi scatti mi sentivo soddisfatto e gratificato che il lavoro stava venendo bene. Mi sono maggiormente accostato alla fotografia grazie a questa esperienza, lei poi,è stata un’ottima modella. Non avevamo nessuno dei tre esperienze di questo tipo, abbiamo fatto tutto da dilettanti, ci siamo adattati ed affidati al nostro unico amore per le Madonie. La nostra amicizia ultradecennale è stata pure complice ed ha reso tutto perfetto. Siamo stati sempre in sintonia. Noi soliti uscire insieme in comitiva e le nostre passeggiate le abbiamo dedicate a questa avventura che ci ha davvero resi soddisfatti».
Negli occhi dei tre trapela già un certa intesa che non si concluderà tutto qui e che si parlerà molto presto ancora di vintage…
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