Da Stalingrado a Troja

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Questa ve la voglio proprio raccontare.

Tanti anni fa, in un rione di Palermo, viveva un certo Saruzzu, tifoso sfegatato della squadra di casa che, per sbarcare il lunario, con la sua “Lapa” faceva “sbarazzi” di cantine e piccoli traslochi anche se, ad onor del vero, il suo “core business” era incentrato sulla vendita di frutta e verdura.

 
La Lapa

Nella parte superiore della “Lapa” campeggiava una scritta bicolore, rigorosamente vergata a mano, “FORZA PALERMO“; mentre nella parte inferiore, posta dietro il “cascione”, si poteva leggere un simpatico: “Dio solo è grande… ma Saruzzu mancu cugghiunia”, questo per inquadrare il personaggio.

Ora dovete sapere che Saruzzo era maritato con un bel donnone, di quelli che fai prima a saltarli che a girargli intorno. I due formavano un bella coppia, dovevate vederli la Domenica quando, tutti “‘mpupati”, andavano a messa. Lei giunonica, lui mingherlino. Coppia di innamorati male assortita.

La vita dei coniugi scorreva tranquilla, Saruzzu non appena albeggiava usciva di casa per sbarcare il lunario, mentre la moglie, dopo aver sbrigato le faccende domestiche, verso la mezza si recava al mercato per fare la spesa, tanti anni di esperienza le avevano insegnato che per quell’ora i prezzi erano più bassi del solito perchè i “putiari” occasionali, svegli dalle tre del mattino, avevano fretta di andare via e di conseguenza svendevano la merce rimasta.

La consorte era davvero brava in cucina e, pur nella povertà degli ingredienti usati, i piatti che preparava erano una vera goduria, le sue specialità erano le sarde a beccafico e la caponata di melanzane. A pranzo Saruzzu non rincasava quasi mai, troppo impegnato nelle sue attività imprenditoriali ma la sera si “spanzava” e siccome “panza china vuole riposo”, complice pure un bel bicchiere di vino, il nostro innamorato eroe sprofondava in un sonno profondo.

Ma anche l’amore più forte a volte deve fare i conti con la carne, e la consorte di Saruzzo di carne da saziare ne aveva assai, ma proprio assai, assai…

Nenè questo lo aveva capito, aveva un fiuto particolare per cogliere i piccoli segnali, i furtivi sguardi e le seducenti moine dell’universo femminile. Questa capacità gli veniva dalla sua nuova professione, lui ex-strascinaro un bel giorno si era stufato di spaccarsi la schiena per caricare lo strascino e lo aveva barattato per un discreto landò appartenuto ad un nobile decaduto che gli consentiva di scarrozzare i turisti, e sopratutto le turiste, per le vie di Palermo. Siccome era un giovanottone ben piantato, moro dagli occhi di brace, le disinibite straniere se lo contendevano e così Nenè univa l’utile al dilettevole.

Lo strascino

Come dicevamo il buon Nenè da tempo aveva addocchiato la moglie di Saruzzo nelle sue uscite giornaliere e dai oggi e dai domani, e un complimento oggi e uno domani alla fine la moglie di Saruzzo, dopo aver fieramente resistito come una Stalingrado cedette alle lusinghe; la fedrifraga “a muta a muta”, nottetempo, abbandonò Saruzzo per l’aitante vetturino. Insomma, oltre a cambiare “masculo” “canciò” mezzo di locomozione, da “Lapa” a Landò!

 

 

 

Nenti fari ca nenti si sapi

La vicenda poteva sfuggire al proverbio siciliano appena esposto? Certo che no,  e nel giro di poco tempo tutto il rione venne a conoscenza dell’increscioso episodio; altro che post su facebook o dirette su instagram, u “curtigghiu” era lo sport in voga a quei tempi (a quei tempi?).

Saruzzo, per la “vriuogna” non si fece vedere in giro per un bel po’, ma, siccome bisognava mangiare, si prese di coraggio e mise il naso fuori, solo che, prima di ritornare in società il nostro aveva apportato una sostanziale modifica ad una delle scritte della “Lapa”, sotto FORZA PALERMO si poteva leggere:

GRANDE Tanino TROJA

Non posso rendere meglio di così la differenza di caratteri, ma dovete sapere che la parola Tanino era davvero piccola piccola.

La vendetta grafica gli riuscì così bene che Nenè e l’ex-moglie di Saruzzo dovettero cambiare rione.

Come dite? Non ho mai detto il nome di lei? Non serve, dopo quell’episodio nessuno lo usò più…


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