“Sono passati dieci anni e abbiamo il dovere della memoria – ha affermato il premier Giuseppe Conte-. Ci sono tante persone hanno perso i loro cari, che rivivono in questo momento una grande sofferenza. La mia presenza qui è la testimonianza che la ferita della comunità locale è una ferita della comunità nazionale.
Abbiamo lavorato a un piano nazionale per la messa in sicurezza del territorio contro i rischi del dissesto idrogeologico -ha proseguito-, intervenire successivamente è sempre peggio che intervenire prima.
Sono già stati stanziati tre miliardi per quest’anno, che sono stati distribuiti alle Regioni, per il prossimo triennio sono stati stanziati 11 miliardi. Abbiamo inserito alcune norme per la ricostruzione nel decreto sblocca-cantieri, approvato due settimane fa, il Governo ha nominato il Commissario straordinario, ha un delegato che costantemente segue il processo e i problemi legati alla Ricostruzione. Non è un caso che la mia prima visita istituzionale sia stata in una zona terremotata del Centro Italia -ha concluso-. È stata una visita dal grande valore simbolico”.
“La ricostruzione resta una grande sfida nazionale -ha affermato il Sergio Mattarella-. È affidata alla responsabilità delle istituzioni, a tutti i livelli, che devono assicurare sostegno ai progetti, certezza e continuità nelle risorse, trasparenza nella gestione. Ma la ricostruzione avrà pieno successo se renderà protagoniste le comunità locali, se rigenererà le reti sociali e i luoghi dove si trovano le radici della vita civile.
Il motore della ricostruzione va portato a pieno regime -ha aggiunto-. Gli stessi cantieri devono diventare simbolo e incentivo alla speranza.
I giovani de L’Aquila e dei comuni colpiti dal terremoto del 2009 hanno diritto alla rinascita delle loro città, dei Paesi, delle comunità. Pensare al domani, e non soltanto all’oggi, è il nostro impegno davanti alle nuove generazioni. Lo dobbiamo ai giovani de L’Aquila anche ricordando quei ragazzi della Casa dello Studente, a cui il sisma spezzò i progetti di vita -ha concluso-, e che nella memoria del Paese rappresentano ancora oggi il segno più penoso della tragedia del 6 aprile”.
“Prego per tutte le vittime di quella tragedia e per le loro famiglie. Vi assicuro – ha affermato il pontefice -, che accompagno, con viva partecipazione, il faticoso cammino che vi impegna a ricostruire – bene, rapidamente e in maniera condivisa – gli edifici pubblici e privati, come anche le chiese e le strutture aggregative”.
Anche quest’anno i cittadini de L’Aquila hanno camminato per le strade della città in occasione della fiaccolata in ricordo delle 309 vittime. Al corte non hanno partecipato solo i familiari delle vittime. Grande solidarietà, infatti, l’hanno dimostrata anche da tutti coloro che sono stati colpiti da altri disastri: da Amatrice a Rigopiano, dall’Emilia a Viareggio, a San Giuliano di Puglia.
Come ogni anno, tra le luci delle fiaccole, il silenzio è stato interrotto dai 309 rintocchi delle campane della chiesa di Santa Maria del Suffraggio, uno per ogni vittima.
“Per noi, per loro e per tutti”. Questa la scritta nello striscione che ha aperto la fiaccolata. Un momento per ricordare e al tempo stesso per dimostrare che gli Aquilani hanno voglia di riscatto e di rinascita, per chi è sopravvissuto e per chi non ce l’ha fatta.
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