Vivacissimo fin dall’adolescenza, trascorse un breve periodo nel seminario di Palermo, dove forse i familiari pensavano di ridimensionare il carattere. La sua vita fu imperniata sull’amore per la Patria e la Libertà e, anche se in tono minore e forse con un pizzico di fortuna in meno, può essere raffrontata a quella di Giuseppe Garibaldi.
Infatti, sin dal 1848, dopo essere stato tra i fautori della rivoluzione siciliana (è nota la sua coraggiosa, e quasi solitaria, iniziativa in Piazza della Fieravecchia a Palermo) ed avere rivestito l’incarico di Capo di Stato Maggiore dell’esercito siciliano, andò in esilio a Firenze, ove visse da vero e proprio spirito risorgimentale scrivendo numerose odi, canzoni ed opuscoli e da dove indirizzò un proclama ai fratelli italiani, agli inglesi, ai francesi, a Pio IX. Inoltre, prese parte alla prima guerra d’indipendenza in Lombardia, quale capo di un corpo di volontari inviato dal governo di Sicilia.
Amico del Crispi, fu più volte inviato in Sicilia, durante il periodo della restaurazione, per tenervi i contatti con i circoli liberali e per studiare sempre nuovi piani di sommosse e rivoluzioni.
Non appena Garibaldi organizzò la spedizione dei “Mille” fu tra i primissimi ad aderirvi ed ebbe il comando della IV Compagnia.
Nel corso della campagna di Sicilia, La Masa, indirizzò più volte proclami ai termitani per chiedere aiuti e rinforzi e la Città rispose sempre con la massima generosità, fino al punto di donare i “doccioni” in piombo dell’Acquedotto Romano, affinché diventassero proiettili per il nemico.
Con l’unità d’Italia entrò nell’Esercito regolare, raggiungendo il grado di Maggior Generale.
Fu il primo deputato della Circoscrizione di Termini Imerese al Parlamento Nazionale, ove sedette per tre legislature come rappresentate della sinistra liberale.
Giornalista e letterato, lasciò opere storiche risorgimentali.
Per il suo carattere focoso e un po’ guascone (come lo definì il Dumas) fu espresso osteggiato e denigrato dal Sirtori e dal Bixio, che lo chiamavano il Generale Enea.
Muore il 29 Marzo del 1881 a Roma e viene tumulato nella chieda di Bevilacqua, di proprietà della moglie, duchessa Felicita. Quest’ultima legherà ai propri esecutori testamentari la realizzazione del monumento marmoreo esistente a Piazza Duomo.
Si ringrazia Enzo Giunta per averci permesso di utilizzare le informazioni tratte dal suo libro “Profili di Termitani Illustri, meno illustri e misconosciuti”
CONTINUA A LEGGERE SU HIMERALIVE.IT
target: "#ad-5", subId: "himeralive_advancedad_160x600", site: 1729, config: 153, width: 160, height: 600 });
target: "#ad-1", subId: "himeralive_advancedad_300x250_mobile", site: 1729, config: 153, width: 300, height: 250 });
Il cinema Di Francesca di Cefalù (PA) è pronto ad accogliere, lunedì 23 dicembre 2024 alle…
Sarà celebrato lunedì 23 dicembre, alle ore 15, nella basilica di Sant'Agata di Montemaggiore Belsito,…
L'iniziativa è del comitato San Calogero di Termini Imerese che, ieri pomeriggio, ha invitato l'arciprete…
Sabato 21 dicembre, alle ore 21:00, presso la Chiesa S.S. Annunziata di Caccamo, si terrà…
La Protezione civile regionale ha diffuso l’avviso per rischio meteo idrogeologico e idraulico, valido dalle…
L'Acqua Geraci presenta il Calendario 2025, TRA CIELO E MARE, che celebra la straordinaria bellezza…