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Noi di Himeraweb.it, oggi, sabato 23 Dicembre, abbiamo scelto di celebrare il duecentesimo anno dalla sua nascita ripercorrendo brevemente la sua storia.
La storia familiare
Rosa Salvo, comunemente conosciuta come Rosina, in realtà si chiamava anche Anna Francesca Emanuela Illuminata Celestina, nata il 23 Dicembre del 1815, da don Giuseppe Salvo, dei Marchesi di Pietraganzili, regio colonnello della Val di Mazara. È morta a Palermo il 20 Febbraio 1866, dove è sepolta nel cimitero di S. Maria di Gesù. Tuttavia si presuppone che sia morta nella villa dei Salvo, posta all’ingresso di Trabia, lato Termini, a sinistra immediatamente dopo il bivio.
Sposatasi all’età di 18 anni con il barone Gioacchino Muzio Ferreri con il quale si trasferì a Palermo, ma non visse un matrimonio felice. I due si separarono e Rosina visse da allora in poi con la figlia Concettina, anche lei in seguito diventata poetessa. Dei quattro figli, tre morirono in giovane età mentre la quarta andò sposa al noto giurista Luigi Sampaolo.
La sua istruzione e il suo percorso che la portò a lottare per la libertà delle donne
Allieva di Baldassarre Romano, fu da questi stimolata a dedicarsi alla poesia e alle lettere in genere.
Amica di La Masa, nel 1852, già sposata con il barone Gioacchino Muzio Ferreri e trasferitasi a Palermo, fece parte di un comitato segreto antiborbonico il cui centro principale era la casa del duca di Graco. Venne anche a Termini, dove coinvolse Liborio Arrigo nella congiura, stimolandolo a promuovere in città l’analoga iniziativa. Quando poi i componenti del gruppo palermitano furono tratti in arresto ne custodì i documenti nella propria casa.
Lottò per l’emancipazione della donna dalla soggezione, dall’ignoranza e dalla prostituzione.
Poetessa ammirata per la limpidezza dello stile e per i profondi sentimenti che riusciva ad esprimere, si dedicò anche al romanzo ed alla novella d’ambiente paesano pubblicando due volumi di prose e poesie.
Fra le sue opere si ricordano i racconti Adelina, Giovanni, Le due contesse e Martin.
Collaborò ai giornali “La Ruota”, “La Favilla, “Museo di Famiglia” di Milano, “La Donna e la Famiglia” di Genova e “Ore d’Ozio” di Palermo.
Alla sua morte il “Giornale di Sicilia” annunziandone la dipartita in prima pagina la paragonò alla Turrisi-Colonna ed alla Li Greci.
Si ringrazia Enzo Giunta per averci permesso di utilizzare le informazioni tratte dal suo libro “Profili di Termitani Illustri, meno illustri e misconosciuti”
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